LÅNGFINGER, Crossyears
La Small Stone è ormai una garanzia assoluta quando si parla di fuzz rock in tutte le sue declinazioni, e quindi si può fare un certo affidamento sulla qualità di ogni sua proposta, come questo power trio svedese – proveniente da Göteborg – cui viene data la meritata visibilità dopo un paio di album e altrettanti ep pubblicati da etichette locali.
I Långfinger suonano con un occhio (se non entrambi) rivolto verso un passato fatto di hard rock classico, e lo fanno alla grande. I riferimenti principali vanno rintracciati nei classici a cavallo tra Sessanta e Settanta, tanto che lungo i dieci brani che compongono questo Crossyears vengono in mente nomi tipo Led Zeppelin, Who, Taste, Grand Funk Railroad e anche i primi AC/DC, nonostante lpotreste trovarli più affini forse ai Free di Paul Rodgers e Paul Kossof, di cui i Långfinger sembrano quasi un’evoluzione sotto steroidi.
Va dato atto ai tre di saper coniugare in modo pressoché perfetto potenza e ispirazione della scrittura a una tecnica strumentale di primissimo ordine, senza mai perdere il senso della misura e stando anzi sempre bene attenti affinché questa sia sempre funzionale al brano, senza inutili sfoggi virtuosistici. Se a questo uniamo una voce di alto livello, pezzi convincenti e un buon assortimento di stili e atmosfere, ecco che Crossyears può essere un disco davvero molto divertente per tutti quelli che hanno apprezzato i cioccolatini retrò sfornati negli ultimi anni da band – guarda caso sempre svedesi – come Graveyard e Blue Pills.