Landskap, immagini oniriche dalla terra di Albione
Band londinese formatasi nel 2012 con elementi di Pantheist, Clouds, Fen, SerpentCult: già soltanto per questi nomi, dovremmo essere incuriositi da cosa potrebbero aver messo su disco questi cinque musicisti, che del resto si definiscono una “vinyl band”, dunque la loro musica è concepita fin dall’inizio con l’idea del supporto vinilico, pensando dalla disposizione delle tracce sulle due facciate, la lunghezza delle stesse e ovviamente lo spirito del loro suono.
Dopo alcuni anni passati a raffinare il fluido musicale, esordiscono con il full-length I, album in un perfetto equilibrio pirotecnico fra psichedelia e doom, quest’ultimo con analogie rispetto a quello dei connazionali Wounded Kings, grazie a una grande empatia fra i musicisti nel creare trame che ogni minuto sorprendono e si congiungono magistralmente con la voce stupenda di Harding (chi mi conosce sa quanto ritengo importante lo stile di una voce nel contesto di un gruppo rock), cantante sopra la media non per potenza vocale, ma per quel modo di trasmettere sensazioni acide, malinconiche, evocative e spirituali con passaggi che riconducono a mostruosi talenti del passato, senza mai però scimmiottarli. Il lavoro pesca fra i suoni dei Sessanta e dei Settanta, quelli magici per intenderci: Black Sabbath, Hawkwind, Uriah Heep, Black Widow… potrebbe sembrare un mero esercizio di stile, ma i Landskap si appropriano dell’insegnamento di queste band, rielaborandolo e quasi reinventandolo. Grandiosa idea quella di fondere il doom metal con i suoni del passato, edulcorando la gravosità del genere di partenza con illuminanti melodie, trascinanti riff, assoli di chitarra e con una tastiera dal feeling liturgico. Nello stesso anno rilasciano II (ambedue i lavori sono autoprodotti nel 2014 e in seguito ristampati ufficialmente da due differenti etichette, Iron Bonehead e Black Widow), accentuando la vena settantiana, infatti i suoni si fanno un po’ più progressivi ed elaborati e si dà più risalto alle parti di tastiera, ovviamente senza tralasciare le parti magiche della chitarra, che possiedono l’aura di Tony Iommi.
In conclusione i Landskap hanno potenzialità fuori dal comune e faranno felici tutti gli appassionati dell’heavy rock d’annata e quelli del doom.