LAMENT CITYSCAPE + THEOLOGIAN, Soft Tissue
Conosciamo benissimo Theologian, di sicuro uno dei nomi da ascoltare nell’ambito delle elettroniche radicali, mentre è la prima volta che parliamo dei Lament Cityscape, terzetto americano che si muove in territori swansiani/godfleshiani, ma è una definizione un po’ restrittiva. Non è possibile sapere chi faccia cosa in questo disco in cui queste due realtà si fondono, dunque forse anche per questo la creatura che si agita davanti a noi durante l’ascolto non è poi molto classificabile. Come immaginabile c’è una componente atmosferica (drone, dark ambient, noise), incastrata con un’altra che per l’appunto deve qualcosa al connubio pesantezza/lentezza così come lo hanno pensato Gira e Broadrick. Siamo però di fronte a un album a sé stante, nient’affatto manierista, semplicemente in grado di fare molto male attingendo a determinate fonti: dunque, oltre a synth e campionamenti, abbiamo percussioni meccaniche e devastanti, chitarre sporche e slabbrate, voci rabbiose sepolte nel mix e così via…. Aggiungerei al quadro i Nine Inch Nails altezza The Fragile (ascoltare “Old Flyeater” o le potentissime “Inevitability” e “Soft Tissue Is The First To Go), ma come si può immaginare affrancati da qualunque “dovere” commerciale. Se invece non dovessi guardare sempre indietro, andrei a fare raffronti con Corrections House/Mirrors For Psychic Warfare, ma differenze e somiglianze sono tutte da esplorare. Da ascoltare.