LABIRINTO, Divino Afflante Spiritu
Ancora Brasile, ancora São Paulo (di Deafkids e Basalt vi abbiamo raccontato da poco), anche questa volta si parla di una band con le radici saldamente piantate nella scena diy e, per di più, di una realtà solida con tredici anni di attività e ben dieci titoli alle spalle, sebbene questo Divino Afflante Spiritu sia solo il terzo album in mezzo tanti ep e split. Alla produzione troviamo tal Magnus Lindberg e il nome Cult Of Luna dà anche qualche indizio sul tipo di sonorità espanse e atmosferiche care ai Labirinto, tra post-metal e partiture orchestrali, ambient e saliscendi emotivi, il tutto giocato con il bagaglio di esperienza che una carriera più che decennale comporta e con la voglia di cercare una propria via all’interno di un contesto in cui si è detto già molto se non tutto. Noi vi abbiamo proposto due video in anteprima e siamo rimasti incuriositi dalle trame strumentali sempre a cavallo tra la dimensione onirica e un tratto denso (quasi materico) che la band porta in dote alle proprie composizioni. Il meglio del disco emerge quando si distacca maggiormente dal solco delle proprie influenze, aggiungendo un che di “estraneo” al solito gioco di chiaroscuri, come in “Demiurge”, non a caso scelta per il secondo video estratto dall’album, o nella successiva “Vigília”, entrambi brani in grado di offrire una dose ulteriore di imprevedibilità e qualche interferenza, così da aprire differenti prospettive su possibili sviluppi futuri. Nulla di sconvolgente, ma di sicuro un buon modo per tentare di ricavarsi un proprio spazio nella sempre più interessante scena paulista, mai come in questo momento nel nostro radar per la varietà e il valore delle offerte. Come abbiamo già riscontrato in altre produzioni di São Paulo, anche Divino Afflante Spiritu segue la regola di non somigliare a nessuna delle realtà contigue in modo specifico e offre una sua cartolina della città, quasi a ribadire l’intenzione di non sfruttare un particolare suono o una specifica linea di pensiero e di offrire punti di vista diversi sulla stessa. Poco altro da aggiungere, se non sottolineare come anche la Pelagic Records abbia deciso di unirsi alla sempre più lunga lista di label internazionali che hanno allargato il proprio raggio di azione e sono andate alla ricerca di nuovi nomi al di fuori dei classici luoghi battuti, il che ci sembra un ottimo punto di partenza soprattutto di questi tempi.