LA MORTE, La Morte
Il disco termina nel degradare di quei synth o campionatori o field recordings che sono sfondo e rovescio della medaglia del recitato, fuoco di ogni pezzo. Giovanni Succi, appunto, recita, magnetico, esiziale, con voce profonda e rugosa, spaventando, accalappiando, tenendo in scacco l’ascoltatore, mentre nel cervello si insinuano i “rumori” di Riccardo Gamondi. Il lavoro di Riccardo non risulta per nulla secondario rispetto a quello di Giovanni, anzi: il connubio non potrebbe essere più organico. La materia organica, invece, traccia per traccia, viene scolpita e sciolta a colpi di morte, marcisce e scompare nella melma nero merda che ci attende al termine dei nostri sogni. Giovanni declama e Gamondi stende il ritmo, mentre si srotola un misto d’ambient e industrial da tregenda, da fine del mondo, da inizio di tutto, dal fondo sino alle stelle più alte. La materia letteraria dei testi è composta da estratti di opere di Manzoni, Wallace, Sartre, Tolstoj, Iacopone da Todi, Calvino, Manganelli. Evito di descrivere meglio ciò che viene recitato perché rovinerebbe la fruizione. Dotato di una verve teatrale che renderebbe ancora meglio dal vivo, La Morte esce in edizione ovviamente speciale: 300 vinili serigrafati in cenere o con personalizzazioni particolari.