La firma e il colore di Blume Editions
Blume explores the relation between performers and solo instrument. Solely sound and color. One.
Da un paio d’anni circa Fabio Carboni, oltre a continuare a gestire il prezioso catalogo Die Schachtel col socio Bruno Stucchi (e dietro al mailorder Soundohm di Milano), s’è adoperato per una serie di pubblicazioni nelle quali i musicisti coinvolti si misurano col loro strumento d’adozione. Siamo solo al quarto numero, per il momento, dopo gli album di Werner Durand (l’lp Hemispheres) e Reinhold Friedl & Dirk Dresselhaus (rispettivamente negli Zeitkratzer e negli Schneider TM), un box di tre cd a nome Real Time. Ora è la volta dei due vinili dei quali mi appresto a raccontarvi. Tutte le uscite sono rigorosamente monocolore.
ALESSANDRA NOVAGA, Movimenti Lunari
A drone, or drones. Any duration.
Movimenti Lunari è uno studio sulle chitarre, che permette alla musicista di lavorare con grande concentrazione sulle corde, tuttavia forte è la sensazione che la Novaga si approcci allo strumento quasi fosse un pianoforte (o una tastiera), tanta è la solennità del tocco e la leggiadria dell’esecuzione. Sin dall’incipit sembra di ascoltare una suite sacrale, lenta e ieratica. Va specificato che il disco ospita un brano per lato: il primo (“In Memoria”) è opera di Sandro Mussida (violoncellista ed “elettronica”) che suona anch’egli chitarra e loop-pedal, quello del lato B (“Untitled, January”) è di Francesco Gagliardi, più impalpabile e di matrice “isolazionista”, suonato coi medesimi strumenti. Il tutto era già stato pubblicato nel primo lavoro a suo nome, La Chambre Des Jeux Sonores, per la sempre attenta Setola Di Maiale. Di “interpretazione” di brani altrui trattasi, insomma, però il marchio di fabbrica della Novaga si sente eccome, almeno questa l’idea che dà l’ascolto anche di altra sua musica. Il risultato finale è a suo modo “magico”, intimo, pura espressione di un viaggio mentale che porta chissà dove… In ultimo spicca, ma non è una considerazione affatto frivola, l’artwork rosa shocking e con poche note scritte, utili il giusto per comprendere un minimo quello che rimane (per scelta) un disco criptico e affascinante. I miei complimenti per l’operazione.
PETER CUSACK, After Being In Holland For Two Years
Guitar improvisations and tapes
Altra release (è un ripescaggio vero e proprio) quella di Peter Cusack: musicista navigato è dir poco, con più di trent’anni di carriera alle spalle e numerose uscite all’attivo, molte per la ReR Megacorp di Chris Cutler (Art Bears, Henry Cow e numerosi altri progetti). Da queste informazioni potrete già capire su che lidi ci troviamo: “improvvisazione”, sempre sulle chitarre e qualche nastro. Quasi spagnoleggianti e debitamente maltrattate le corde in “Some Guitar Playing. Part 1 and 2 (March 1977)” in apertura, nella successiva “Some More Guitar Playing”, invece, Cusack prosegue imperterrito nel seviziare lo strumento come pochi sanno fare. In fondo questa è l’ossessione del musicista inglese, non a caso sodale di Steve Beresford, Steve Noble e David Toop, tutta gente abituata ad avere particolare confidenza col proprio strumento musicale. Le session, rigorosamente casalinghe e con i logici rumori d’ambiente (ciò che si sente dalla finestra, ad esempio…), risalgono alla fine dei Settanta quando Cusack risiedeva in Olanda, infatti questo fu il suo disco d’esordio. Il canadese Martin Arnold (allievo di Rzewski e Cage) è chiamato a curare una parte delle interessanti note di accompagnamento. Concludo sottolineando la forte tensione che si avverte nelle quattro tracce del secondo lato, tutte molto strutturate e cerebrali. After Being… è certamente un’uscita ostica, ma che può dare buone soddisfazioni d’ascolto a chi frequenta gli ambienti improv nei quali Cusack opera da tempo.
P.S.: presto in arrivo un nuovo album della collana: “Bird And Person Dyning” di Alvin Lucier.