LA ARMADA, Anti-Colonial Vol.1
Un grido contro il colonialismo, in ogni forma, epoca e luogo, si alza stentoreo tra i solchi dell’ultimo lavoro di una band originaria di Santo Domingo che, dopo essersi fatta le ossa in patria tra dischi e concerti, nel 2007 ha deciso di spostarsi a Chicago, dove non ha faticato troppo a guadagnarsi un proprio posto di tutto rispetto all’interno della scena locale. Anti-Colonial Vol.1 propone un curioso ibrido musicale che affonda le radici nell’hardcore punk ma lo interpreta alla luce di un forte groove che unisce pulsioni caraibiche e intuizioni crossover. Sono proprio la predominanza della sezione ritmica e l’incedere quadrato del riffing a dare la cifra di un album in cui le vocals, sia in lingua madre sia in inglese, finiscono per scandire e declamare più che cantare così da assecondare l’andamento di una proposta che ricorda la foga di un corteo e fa rivivere in note l’energia di una marcia di protesta. Non mancano ovviamente le accelerazioni (anche queste finiscono per assecondare il flusso come incisi che accentuano il piglio ritmico dell’insieme) e la voglia di costruire un suono che si distacchi dall’usuale proposta e doni ai brani del gruppo una propria personalità ben distinta. Il tutto è inframezzato da parti parlate e campioni che raccontano storie di colonialismo e sfruttamento, come all’interno di “A Vision Of Opportunity”, contrassegnata persino da un break dai rimandi dub, ulteriore peculiarità di un lavoro in cui la voglia di gridare in faccia al Mondo la situazione delle popolazioni sfruttate e non ammesse alla mensa dei ricchi la fa da padrone assoluto. Superata l’iniziale sorpresa per questo connubio e per i rimandi d un certo modo di approcciare la contaminazione che non può non riportare alla mente alcuni nomi seminali del passato, Anti_Colonial Vol.1 trova il modo di portare dalla sua parte l’ascoltatore e si lascia apprezzare proprio per la sua natura schietta e diretta, per la sua voglia di piegare alla propria cultura e al proprio background suoni importati e, quindi, per la scelta di non subire supinamente anche il colonialismo culturale. Perché, se è vero che la musica unisce e rappresenta un linguaggio universale, è anche vero che ciascuno ha la propria storia e da questa non può prescindere se vuole realmente far suoi e metabolizzare linguaggi comuni. Proprio per quanto appena scritto ci schieriamo con La Armada, soprattutto e con maggior forza in questo preciso momento storico.