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KRYPTS, Unending Degradation

Unending Degradation

La prima cosa che mi ha colpito di questo disco è stata la copertina, quasi un remake di un’opera del pittore surrealista polacco Beksinski: per un autore quotato come Timo Ketola la considero un po’ una caduta di stile… diciamo comunque che è un caso. Passando ai contenuti sonici, dopo i Desolate Shrine, il binomio Dark Descent/Finlandia va di nuovo a rete. I Krypts sono un gruppo giovane, finlandese appunto, al primo disco di lunga durata dopo il 7″ su Detest. Perfettamente incanalati nel fiume del death metal underground, come molti gruppi del loro paese riescono a mettere della personalità in un ambito estremamente conservatore. Non che sia un grosso problema questo, ma fa piacere ascoltare qualcosa che si stacca dalla massa, anche se di poco, anche se piccola (la massa, intendo). Suono claustrofobico da manuale, accordatura oltre i limiti della gravità, voce proveniente direttamente dalla Giudecca, gigatoni di riverbero, si prediligono generalmente tempi medi e lenti con blast che partono ogni tanto a variegare i pezzi  (in questo li associo ai Cruciamentum). Il meglio di sé il gruppo lo dà proprio nelle parti lente, dove la chitarra ritmica è sostenuta da una dilatatissima chitarra solista, ancora più riverberata del solito, che armonizza, magari in maniera molto semplice, sulle ottave ed enfatizza l’atmosfera di desolazione e inferno sulla terra. I pezzi sono costruiti con sapienza e letteralmente “parlano” di malattia. Chi apprezza l’ambito musicale avrà di che gioire e può andare a colpo sicuro nell’acquisto. Chi si trova più a suo agio un po’ più al di sopra della sottile linea dell’underground può in questo caso trovare un disco per abbassare con costrutto lo sguardo verso il sottobosco. Voto: gli Immolation non sono underground, incredibile.