KRISTIN HERSH, Possible Dust Clouds
Ammetto di avere perso l’ultima parte di carriera dell’ex Throwing Muses, erano anni ormai che non ne sentivo più parlare, praticamente da Limbo; solo a dire che quello è un album uscito nel 1996 mi sento vecchio all’istante, ma tant’è. In realtà della chitarrista di Atlanta non si erano affatto perse le tracce, scopro che mi erano passati davanti al naso Wyatt At The Coyote Palace un paio di anni fa e prima ancora una serie di lavori autoprodotti. Questo Possible Dust Clouds segna il suo esordio per l’etichetta inglese Fire Records (in catalogo nomi grossi come Television Personalities, Spacemen 3 e Teenage Fanclub) e onestamente sin dal primo ascolto si capisce bene che è in gran forma, lo dimostra già la grinta della traccia d’apertura, “LAX”, con quella voce graffiante e quel tiro aggressivo, anche se la melodia è in parte telefonata; stesso discorso per la tosta “Fox Point”, cantato fiero, giro di chitarra ruvido ma onestamente stra-sentito. Possible Dust Clouds è un disco certamente fatto con passione, ma questo è un dato oggettivo, difficile avere dubbi sulla sua bravura, è scritto bene e cantato ancora meglio, ma alla fine dei conti sembra il classico compito svolto col giusto mestiere, la formula infatti è sempre la stessa. Magari con uno sforzo maggiore in sede di arrangiamento – la registrazione invece è ottima – il risultato finale sarebbe stato ancora più soddisfacente. Comunque bentornata.