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KREMLIN, Kremlin

Altro giro, altra corsa: il rock scandinavo, nonostante tutto, va avanti. Resta da capire in quali condizioni.

Con toni cupi e malinconici, ritmiche un po’ trascinate, qualche sonorità presa in prestito dal Surf (commistione già sperimentata con successo dai danesi D-A-D in passato, ricordate Sleeping My Day Away?) e un tocco stoner-psych, i finlandesi Kremlin cercano, con questo lavoro d’esordio, di portare il loro personale contributo a una scena non più florida come qualche anno fa. Trattandosi di un mini, ci si aspetterebbe che i sei pezzi in scaletta si accomodassero perfettamente uno affianco all’altro, ma purtroppo non è così. Le motivazioni credo vadano ricercate in una maturità artistica non ancora raggiunta. C’è da lavorarci su. Ai quattro membri della band, evidentemente, non sono state sufficienti le precedenti esperienze in altri progetti per potersi dire rodati e pronti, ma il risultato non è da buttare. Si direbbero ancora incerti sulla strada da intraprendere: le varie influenze interne al songwriting, pur lasciando intravedere alcune interessanti idee, non sembrano ben legate tra loro. Ad esempio, l’action-surf di “Ghost Flyers”, che strizza l’occhiolino agli Hellacopters, fuoriesce in maniera un po’ scomposta dal contesto più sabbathiano e psichedelico che caratterizza il resto del lavoro. La seguente “Cruhn”, infatti, spingendosi in una dimensione in cui lo spazio-tempo diviene metafisico, abbandona quasi totalmente i punti di riferimento del pezzo precedente. La terza “Thought You Were Dead”, nel tentativo di lanciare un ponte tra le due precedenti tracce, finisce per andare alla deriva dalle parti dei Pink Floyd, ma presa singolarmente è sicuramente una bella canzone. I restanti due pezzi (sarebbero in realtà tre, ma “Lizards II” altro non è che la coda spacey del precedente “Lizards”) si dirigono dalle parti dei Black Mountain l’uno e a sprofondare nelle sabbie mobili della protesta post-adolescenziale l’altra, con quel suo ritornello di coraggiosissima denuncia che recita ‘the world is coming down, it’s ruined by mankind’. Dio! Mi sono rotto le palle di ‘ste frasi strafatte da sessantottini, dovrebbero piantarla di perdere tempo fingendosi depressi a causa del mondo che cade a pezzi. Secondo voi, visto che qualche colpo ce l’hanno, perché non vanno a comprarsi un bel bazooka o non si abbandonano a droghe psichedeliche più pesanti?