KOUYATÉ & NEERMAN, Skyscrapers And Deities
Gran bel lavoro questo secondo del sodalizio franco-maliense. Registrato a Parigi lo scorso anno e frutto di evidenti commistioni, felici di mostrarsi come tali e senza filtri. Ci spieghiamo meglio: il rock, il jazz ed il pop hanno una radice comune: il blues ed il folk. Non scriviamo nulla di nuovo, ma a volte alcuni concetti dati per scontati vanno ribaditi e, come nel caso di questo duo, anche rimessi in pista con il dovuto coraggio. Skyscrapers And Deities è uno dei migliori esempi di fusione dei linguaggi musicali dominanti, là dove cioè le rispettive tradizioni e/o idee trovano sostanza, in una sorta di coscienziosa riproposizione riletta in chiave contemporanea.
Si fanno notare la chitarra che urla di gioia di “Requiem Pour Un Con” (in origine composta nientemeno che da Serge Gainsbourg) o le punteggiature del vibrafono figlie del miglior ethio-jazz con la chitarra griot in “Diétou”, traccia che vorremmo non finisse mai. C’è poi la tempesta perfetta di “Toumbéré”. Per non parlare dello stream of consciousness di “Haiti”, con alla voce il poeta Anthony Joseph, in questa song che sfiora la retorica ma la supera a destra senza rimanere schiacciata. Con “Un Soleil Noir Sour Le Déclin”, poi, si toccano davvero le vette evocate dall’intestazione del disco. L’unico difetto che possiamo imputare al tutto è una propensione a lavorare su una singola atmosfera ─ spesso sono tutte simili tra loro ─ ma ogni volta s’intuisce che i due nel pezzo volevano sviluppare proprio quel singolo elemento, riuscendoci con grande classe. Dal vivo devono essere speciali, ne siamo sicuri.
Tracklist
01. Kalo Dié
02. Requiem Pour Un Con
03. Diétou
04. Le Commissariat
05. Toumbéré
06. Phalènes
07. Haiti
08. Un Soleil Noir Sour Le Déclin
09. Hawagis
10. Djely