KLIPPA KLOPPA, Liberty
I casertani Klippa Kloppa tornano dopo un silenzio durato almeno un lustro: l’ultimo disco, El Pais Encantado, risale al 2014. Evidentemente qualcosa, più di qualcosa data la storica prolificità del quartetto composto da Mariella Capobianco, Simone Caputo, Marco Di Gennaro, Mariano Calazzo e Nicola Mazzocca (Prete Criminale), bolliva in pentola. Ed era questo Liberty, album raffinato, dotato di una scrittura che dà le piste a tanto italo-pop spesso troppo celebrato degli ultimi anni. Certamente in tanti sanno scrivere le canzoni oggi, ma i Klippa Kloppa per quanto mi riguarda lo sanno fare meglio, dimostrano di conoscere a menadito il canzoniere battistiano (e non solo) senza scimmiottarlo, giocano di fioretto con le melodie (“Bach”), viaggiano a mille nella stratosfera pop perché sanno come atterrare al momento giusto, in “Alla Fine Della Giostra”. Riescono pure piazzare il singolo perfetto che in pochi si fileranno, “Cinghiali”, e a giocare in scioltezza con la malinconia, “Lyudmila Pavlichenko”, o con le parole come neanche una Loretta Goggi in pieno spleen post-hauntology, sentire “Nature Morte”. Infine superano a destra il miglior Calcutta (loro estimatore, peraltro) nella finale “Un Mondo Migliore”.
I Klippa Kloppa fanno parte di quella ristrettissima cerchia di artisti che provano a raccontare questo Paese per davvero, mescolando il privato con le personali passioni musicali senza ammiccamenti (con loro giusto i compagni di scuderia Maisie e pochi, pochissimi altri, ad esempio i migliori Camillas e i migliori X-Mary). Loro insomma non prendono in giro nessuno, raccontano la vita come viene, ed è anche per questo che probabilmente non sfonderanno mai, perché non regalano sogni, semmai è l’esatto opposto… Forse è meglio cosi, sono certo che i cinque restano estremamente consapevoli di questo loro “percorso al buio” che si avvicina quasi alla perfezione. Bentornati ragazzi, continuate a fare il culo (idealmente s’intende) a tutti, grazie.