KLIMT 1918, Sentimentale Jugend
Sono passati otto anni dall’ultimo disco di questo gruppo. Non penso che ai K. servissero soldi, perché a spanne mi pare che non possano o potessero contarci, è più probabile che fosse una questione d’orgoglio, magari la semplice convinzione di avere ancora qualcosa da dire o il bisogno legittimo di esprimersi. Forse però poteva andare meglio. Sentimentale Jugend appare debole, in un momento in cui – ironia della sorte – una bella fetta del mondo metal dal quale provengono e al quale si rivolgono (poi magari il pubblico della Prophecy è lo stesso della XL e nessuno lo sa) accetta pacifica shoegaze e altre diramazioni del dopo-punk, dunque è in teoria pronta ad accogliere qualcuno che in tempi quasi non sospetti certi suoni li aveva rielaborati e proposti senza troppi calcoli. A volerla tagliare con l’accetta, senza fare paragoni ma per dare l’idea della situazione generale, oggi ci sono gruppi come Nothing e True Widow su Relapse, quindi i K. del 2016 hanno la strada spianata davanti a loro, ma si sono dimenticati come si guida. Non mi interessa parlare della voce monocorde, perché non è questo il problema, non ascolto gente più tecnica. Lascio perdere la pronuncia dell’inglese, cerco di non pensare agli “uo uo uo” di “Comandante”, ma non riesco sinceramente a fingere che non esista l’umbertotozzi-gaze de “La Notte” (qui chiudiamo col “tururu-turururu”). Il primo cd, più o meno, ripete gli Slowdive con – sempre per capirci – qualche crescendo emotivo di stampo post-rock e qualche sconfinamento nel pop. Nessun problema nemmeno qui, nella mia collezione di dischi non ospito esattamente degli eclettici e anche gli innovatori sono in minoranza, ma “Take My Breath Away” è comica: Moroder o non Moroder, Berlin o non Berlin, stiamo parlando di “Top Gun”, melassa, denti cariati e dell’ennesima cover anni Ottanta a firma di un gruppo metal o ex-metal. Credo che siamo tutti un po’ stufi.
Il secondo cd inizia col basso preso agli Arcade Fire (o agli U2, risalendo la corrente): questo è il modo con cui i K. ci riferiscono che hanno intenzione di aumentare i giri, ma se certe soluzioni ottantiane possono sembrare fresche a uno che s’ascolta i Negură Bunget, agli altri è chiaro che c’è molto più tiro già nei Soviet Soviet da Pesaro, non serve andare più lontano a cercare nomi grossi. A onor del vero, non riscontro cadute rovinose come nella prima parte, ma adesso che ho finito di scrivere di Sentimentale Jugend, non ho in alcun modo il bisogno di rimetterlo su.