Kint e Vespertina insieme per sostenere il Freakout di Bologna
In questo ultimo periodo si è molto parlato degli effetti a lungo termine che l’attuale pandemia avrà sulla musica dal vivo, in particolare per quelle realtà che difficilmente riusciranno, se non a costo di enormi spese e drastica riduzione della capienza, a fronteggiare le necessarie misure per attuare il cosiddetto distanziamento sociale. Non si ha ancora alcuna indicazione sulle tempistiche e le modalità della ripresa dei concerti, per cui è evidente come questo lungo periodo di inattività associato alla totale incertezza sul futuro produrrà conseguenze pesanti soprattutto per i locali che già affrontavano grosse problematiche per offrire eventi legati ad un pubblico di nicchia o comunque di appassionati.
Per dare un loro contributo e aiutare una realtà cui si sentono particolarmente legati, Kint e Vespertina hanno deciso di continuare la collaborazione che aveva già portato al disco Thimbles/Ossa e di devolvere i ricavati del nuovo Undone Love al Freakout Club di Bologna, un luogo che ha ospitato spesso i musicisti coinvolti sia sul palco, sia in veste di spettatori. Un gesto di empatia e vicinanza che non vuole risolvere chissà quali problemi, ma aiutare un minimo ad affrontare questo difficile momento.
Da parte nostra, visto che Kint e Vespertina sono ormai di casa su queste pagine, abbiamo voluto fare la nostra parte con lo streaming in anteprima e l’intervista che segue, un modo per conoscere più da vicino il progetto e i suoi protagonisti. Lasciamo, quindi, lo spazio alle loro parole e all’ascolto, per dare una mano vi basterà poi andare su Bandcamp.
Ci eravamo lasciati con Thimbles/Ossa, prima testimonianza del vostro incontro e dei frutti che aveva dato. Vi va di raccontarci come è nata l’idea di intrecciare i vostri percorsi e come avete lavorato per renderla possibile?
Raffo/Kint: Durante un’edizione della Festa del Ringraziamento chiamammo Lucrezia (aka Vespertina), non ci conoscevamo personalmente ma il suo set mi colpì molto, così la mia mente creò una sorta di promemoria. Nel 2019 noi (Kint) eravamo alla ricerca di altri stimoli ed altri approcci per scrivere un nuovo album (Gloss) e metterci alle spalle il vecchio (Stoned.Immaculate), così durante una sessione di prove avanzai la proposta di una collaborazione per uno split album, ma non sapevo con “chi”. Personalmente avevo bisogno di altri punti di vista, di altre tipologie di approccio, ma trovare qualcuno con cui legare musicalmente senza snaturare il tuo sound o compromettere quello dell’altro è davvero difficile. Lo avevo già fatto in passato, sapevo che se riuscivi ad azzeccare la combinazione delle entità che prendevano parte al progetto quell’esperienza poteva trasformarsi in nuova linfa per entrambi, in alternativa, se così non fosse stato, avrei aggiunto materiale alla cartella “non fa per me”. In quel momento preciso con Kint stavo lavorando ad alcuni pezzi in acustico ma era solo un’idea “del venerdì sera” quando non hai niente da fare e vai in sala prove a fumare e bere delle birre, ma sentivo che poteva esserci qualcosa da scoprire. Ci riflettei e dopo qualche tempo, con l’approvazione degli altri, chiesi a Lucrezia se le andava di provare a fare questo esperimento. Nel presentarmi, per essere più chiaro possibile le girai subito un suo pezzo (“Seventh Sorrow”) che avevo ri-arrangiato sul mio portatile. L’idea era quella di uno split di 4 tracce, e fino a qui niente di nuovo, l’elemento di novità consisteva nel tipo di approccio, ovverosia la mia proposta era quella di uno scambio di ruoli: Kint in versione “acustica” / Vespertina in versione “elettrica”. Lucrezia accettò ed iniziammo a lavorarci su. La cosa davvero interessante è che non ci fu un particolare sforzo nell’incastro e nello scambio di ruoli, avevamo semplicemente approfittato delle caratteristiche latenti di entrambi i progetti nulla di più, infatti due pezzi su quattro dello split sono stati suonati interamente per la prima volta durante la registrazione del disco.
Vespertina: L’idea di contattarmi per questo progetto è stata di Raffo e ne sono stata sorpresa e davvero contenta. Era la prima volta che mi lanciavo in un’esperienza del genere, ovverosia di riproporre i miei pezzi con una band intera e di poter entrare come nuovo elemento in un progetto altrui. Ammetto di essere stata anche un po’ agitata inizialmente, dato che da un po’ non suonavo con più persone, ma da subito si è rivelata un’esperienza inebriante. Il giusto feeling si è creato immediatamente e tutto ciò mi ha dato una carica pazzesca. Inoltre ho preso il tutto come un’occasione per imparare e confrontarmi con grandi musicisti, quali sono i Kint e Molo, oltre che delle gran belle persone.
Thimbles/Ossa univa alla musica anche dei video che avevamo condiviso in anteprima: credete che da un punto di vista emotivo, il video riesca ad aggiungere profondità?
Raffo/Kint: I video musicali credo siano tra le cose più difficile da realizzare per un video maker. Un po’ come accade per i film tratti dai libri, i video musicali non sempre riescono ad aggiungere profondità alla musica e spesso incontrano giudizi contrastanti. Diciamo che avere un’idea geniale da sviluppare su tre minuti di brano, con un budget ridicolo, per non dire inesistente, non è affatto semplice. Il video di Paolo ha aiutato, a mio avviso, ad evidenziare un certo tipo di realtà, di concretezza, di legame che si era creato tra noi durante la performance live. Il nostro obbiettivo era di realizzare una sorta di video diary, una foto di quello che era successo in quei due giorni di registrazioni live, con l’aggiunta di qualche effetto psichedelico o inquadratura particolare per non annoiare il pubblico e se non è servito ad aggiungere profondità speriamo almeno di non averne tolta.
Vespertina: Personalmente, ho sempre visto il connubio di musica e video come altamente vincente: l’immagine è, d’altronde, la forma di comunicazione più rapida e immediata, richiama all’istante emozioni. L’aver coniugato la registrazione live con delle riprese della performance fatte da Paolo ha dato, secondo me, ancora più concretezza al lavoro, sottolineando la resa dal vivo e mostrando soprattutto l’intesa reale creatasi tra di noi in questa esperienza.
Avevo chiuso la recensione chiedendomi se questo incontro si sarebbe riverberato nei vostri successivi lavori in solitaria, al contrario oggi vi ritroviamo ancora insieme con questo nuovo disco. Cosa vi ha spinto a continuare questa collaborazione?
Raffo/Kint: Durante le prove del tour di Thimbles / Ossa si parlava spesso di come allungare il set aggiungendo altri pezzi ma ciò richiede tempo e la questione logistica, vivendo a diversi km di distanza, ha sempre giocato a nostro sfavore. Riarrangiare brani preesistenti, nostri o di Lucrezia, è tanto stimolante quanto sfiancante, a tratti noioso, e abbiamo iniziato a pensare, anche se non sono mai stato un gran fan, a fare qualche cover per cercare nuove atmosfere, stimoli diversi. Lo scorso inverno, durante una delle rare prove insieme, in un momento di pausa iniziai a suonare “Wild Is The Wind” alla baritona cercando volutamente di togliere qualsiasi tipo di luce rimasta in ogni angolo di quel pezzo (non era il mio periodo migliore). Agli altri piacque molto ma la cosa sembrava essersi fermata a quello sfogo personale alle prove. Poi le cose sono andate come sappiamo e nel caso di questo progetto: sale prova chiuse, tour cancellati, festival annullati o posticipati… Nei primi giorni abbiamo visto le date posticiparsi per poi cancellarsi una dopo l’altra ed ero personalmente dispiaciuto di non poter “chiudere” questo capitolo, questa esperienza con qualche concerto assieme. Sentendoci spesso via chat ho buttato di nuovo li l’idea dei pezzi cover e, incontrati pareri positivi di tutti, il giorno stesso ho iniziato a lavorarci nel mio “home studio”. Mi capita, e mi è capitato, spesso di scrivere/comporre/produrre/registrare solo per poter sfidare le mie capacità e mettermi alla prova su qualcosa di distante dalla mia comfort zone abituale, e così è stato per Undone Love, sentivo che era un buon modo per mettersi alla prova e dirsi “arrivederci”.
Vespertina: Avevamo in programma altri live insieme per la stagione primaverile-estiva, ma purtroppo la pandemia ci ha privato di tante belle occasioni, per le quali avevamo pensato di arricchire il nostro repertorio proprio con questi tre pezzi. Per non lasciare che i brutti momenti avessero del tutto la meglio e poter supportare una realtà a noi cara, abbiamo deciso di far uscire questo piccolo ep.
La porterete avanti in modo stabile o questa è una sorta di appendice a Thimbles/Ossa?
Raffo/Kint: Non saprei. Premettendo che mi piacerebbe poter recuperare i live persi, ad oggi credo che il tempo sia maturo per lasciare spazio affinché entrambi i progetti proseguano nella loro forma originale e che rielaborino e digeriscano individualmente i vari aspetti di questa contaminazione.
Vespertina: Spero proprio che quando sarà tutto più sicuro, di poter almeno recuperare quei live che non abbiamo potuto fare. Suonare da sola è sempre bellissimo, ho un rapporto molto diretto con il pubblico e soprattutto è come una sacra svestizione, nella quale io mi propongo nuda e cruda, in tutta la mia emotività e fragilità. Suonare in un gruppo ha sicuramente tutt’altra potenza e suonare con i Kint e Francesco mi ha fatto riscoprire quanto gusto mi dia dividere il palco con persone che stimo e sono brave in quello che fanno. Mi diverto un sacco e non ho più tutto il peso del concerto sulle mie spalle. Quindi spero che potremo concludere questa collaborazione con qualche altro concerto dal vivo, per poi proseguire sui nostri rispettivi progetti.
Il nuovo ep contiene tre omaggi abbastanza particolari: come avete scelto i brani su cui lavorare e che tipo di approccio avete avuto nell’avvicinarvi a tre artisti così particolari?
Raffo/Kint: Nel mio caso la scelta è stata fatta esclusivamente sulla base del testo. La musica per me è sempre stata un linguaggio familiare che mi dà la sensazione di poter essere controllato in un qualche modo in base al contesto, mentre il testo, per quanto io lo ritenga elemento fondamentale per noi, mi ha sempre dato più problemi. A volte mi arriva in cinque minuti, a volte non arriva mai, ed è una tortura. Come insegnante di chitarra, per questioni di didattica o semplicemente di gusti dell’allievo, mi capita spesso durante le lezioni di insegnare e, di conseguenza, suonare pezzi lontanissimi dai miei ascolti abituali. Questo, col passare del tempo, mi ha arricchito parecchio sia come musicista che come insegnante, mettendo in luce tutta una serie di sfumature particolari, presenti nella musica in ogni suo genere, che non avevo mai notato prima. Certo, suonare un pezzo quindici volte di fila per settimane o mesi, soprattutto quando non ti piace, spinge forzosamente la mente a mettere in funzione questo tipo di meccanismo “protettivo” se non si vuol impazzire. “Ain’t No Sunshine” e “Wild Is The Wind” erano due pezzi dei “miei ascolti” che mi capitava di suonare spesso durante le ore di lezione. Così man mano nella mia testa la musica si è scollata ed allontanata dal senso di oscurità che avevo dato a quelle parole già scritte, fino a creare due entità distinte e separate: la musica / il testo. Per la prima volta ho deciso di “stravolgere” i brani sfruttando l’immaginario e l’atmosfera che proveniva dalla mia personale lettura delle loro parole, considerando marginale l’arrangiamento.
Vespertina: Sono tutti e tre brani molto impegnativi e anche di un certo peso emotivo, che forse rispecchiano anche questo periodo un po’ oscuro e di incertezza che stiamo vivendo. Io ho proposto il pezzo dei Low, che già eseguivo delle volte nei miei live, trovandolo adatto ad essere reinterpretato in questa formazione, anche per la combinazione della voce maschile e femminile. Gli altri due sono stati proposti da Raffo: “Ain’t no Sunshine”, che si sposa perfettamente con le venature blues dei Kint, e “Wild Is The Wind”, che mette i brividi da quanto è poetica.
La realizzazione di questo materiale è precedente al periodo di quarantena o è nata durante questi mesi?
Raffo/Kint: L’idea, come detto, era antecedente ma la realizzazione è avvenuta nelle prime settimane del lock down.
Vespertina: È nato in questi due mesi e siamo riusciti ad incastrare incredibilmente tutto a distanza.
Tra l’altro nel caso della cover dei Low si sentono anche dei field recordings che ne increspano la superficie e donano profondità al tutto, chi se ne è occupato e dove li avete raccolti?
Raffo/Kint: Tutte le tracce di questo ep presentano stravaganti esperimenti sonori di qualche tipo: field recordings, campionamenti, sequenze, purtroppo il mio lato “nerd” creativo prende spesso il sopravvento e non posso fare altro che dargli retta. Tutti questi elementi sono stati registrati con il telefono, un po’ come facevo da piccolo con il mio registratore a cassette, tra le sale del museo du quai Branly (dedicato alle arti e alle culture primitive di Asia, Africa, Oceania e Americhe) e il cimitero Père-Lachaise. Non miravo ad una registrazione perfetta ma a qualcosa che potesse immergere la musica in uno scenario e il telefono era il mezzo perfetto. Ricordo che al cimitero mi sono scalato tombe spingendomi tra gli scomodi sentieri che lo percorrono solo per riuscire a fare una “buona” registrazione dei corvi. Non so dirti perché l’ho fatto: questo disco non era nemmeno un pensiero, credo fosse per curiosità e ricerca ma ora che lo scrivo il mio pensiero va alle persone che mi hanno visto compiere quell’azione, mi avranno probabilmente scambiato per un acchiappa fantasmi o un semplice pazzo…
Avete deciso di utilizzare questa nuova avventura per finanziare una causa ben precisa, vi va di parlarcene?
Raffo/Kint: Per rispondere a questa domanda dovrei aprire un discorso talmente enorme che non so davvero da che parte cominciare. Diciamo semplicemente che, dopo aver vagliato diverse idee, di comune accordo, band ed etichette, abbiamo deciso di devolvere in beneficienza i provenienti del disco a favore del Freakout Club di Bologna. Spero sia chiaro che per nessuno di noi esiste un locale, un luogo o un’arte culturalmente più importante di un’altra e per quanto vorremo salvarle tutte indistintamente essere un gruppo “piccolo” significa dover fare costantemente i conti con dei grandi limiti di manovra e per essere un minimo concreti abbiamo dovuto fare una scelta, ma non è stato affatto semplice. Io personalmente ho cercato di contribuire (e invito tutti a farlo, ognuno secondo le sue personali possibilità) aiutando ogni realtà a me cara e conosciuta. Perché l’arte e la cultura sono elementi importanti ai quali tengo parecchio e proprio per questo, parlo per esperienza diretta, in una situazione di allarme dobbiamo darci da fare.
Vespertina: Il mondo dello spettacolo si sta trovando in seria difficoltà in questo periodo, venendo per lo più ignorato dai media e dallo stesso governo. Abbiamo perciò deciso di dare una mano a un posto che ci accomuna un po’ tutti e che ci ha visto più volte presenti sia tra le fila del pubblico che sul palco.
Inevitabile a questo punto chiedervi come vedete la situazione generale per la musica e per un circuito come quello indipendente dove le ripercussioni rischiano di essere drammatiche.
Raffo/Kint: Lo scenario che ci si para davanti al momento è uno scenario oscuro e incerto. Si vede poco e niente, e quel poco che si riesce ad intravedere spesso “non fa per me”. Ad oggi è impossibile fare qualsiasi tipo di pronostico realistico su quali saranno effettivamente le ripercussioni sull’ambiente musicale, ma di certo, per l’ennesima volta, bisognerà rimboccarsi le maniche. Per chi ha un ruolo attivo nell’ambiente musicale (band/promoter/tecnici-crew) è un momento che mette sul piatto in discussione le scelte e i sacrifici (economici ed emotivi) di una vita intera, ci si sente abbandonati ma soprattutto presi in giro. La sensazione e quella di sentire tremare pesantemente il terreno sotto i propri piedi e non sapere come o quando smetterà. Al momento non posso fare altro che augurarmi che l’assenza / la mancanza di tutto quello che riguarda le arti performative in generale e le attività che per natura vivono di assembramenti sia davvero fortissima, che una volta appianata la situazione di emergenza sanitaria le autorità politiche riescano per la prima volta a stupirmi volgendo uno sguardo all’arte, alla musica e allo spettacolo in qualsiasi loro forma e dimensione, come lo si fa verso qualcosa di necessario al benessere della propria comunità, e ne prevenga con ogni mezzo l’estinzione. Per il futuro voglio sperare in un momento di unione tra tutte le diverse categorie colpite e conseguente considerazione da parte delle autorità politiche del loro ruolo fondamentale nel capitolo “ricostruzione”.
Vespertina: Posso dire che la cosa che mi manca più del mondo pre-COVID è andare ai concerti e suonare live? La musica è sempre stata una parte importantissima della mia vita, sia da spettatrice che da musicante, e i live sono davvero la parte più bella. Anche quando sono brutti o sei tu a essere brutta, ma vai uguale per la balotta con gli amici, per scambiare due chiacchiere, per bere una cosa, per distrarti una sera. Al solo pensiero di perdere tutto questo, impazzirei, perché è davvero una parte fondamentale di me. Il guidare km e km, da sola o in compagnia, proporre il tuo lavoro che ancora ti emoziona, nonostante ci siano giorni che ne hai abbastanza e non ne hai proprio voglia, e soprattutto incontrare nuove persone e rivedere i vecchi amici, con i quali magari hai stretto un rapporto proprio grazie alla musica. E tutto ciò non sarebbe possibile senza gli spazi che ci possono accogliere e le persone che rendono possibile questa realtà. Io spero che dopo questa privazione forzata di bellezza e socialità, la gente si renda conto del peso che hanno sulla nostra vita la musica e l’arte. Mi fa sempre specie che uno stato come l’Italia, che letteralmente gronda di patrimonio artistico e culturale, non si renda conto delle sue stesse potenzialità.
Come credete sarà possibile uscire dallo stop forzato ai concerti e quali nuove prospettive vedete per il mercato della musica dal vivo?
Raffo/Kint: Come uscirne credo che solo scienza e autorità competenti saranno in grado dircelo. Io però personalmente non parlerei di “nuove prospettive” per il mercato della musica dal vivo. La musica dal vivo è quella: una band, un po’ di gente, fine. Tutto il resto è mercato, è business e, a guardarci bene, sotto molti aspetti si può benissimo farne a meno. Possiamo fare tutte le dirette, i video, inventarci tutte le minchiate surrogate che vogliamo ma la musica sappiamo tutti com’è, che cos’è e cosa vuol dire ma il più delle volte sembra che ce ne dimentichiamo. Per questo sempre più frequentemente per tirare a campare la musica l’arte e la cultura, così come chi ci lavora dentro, si sono dovute piegare al miglior offerente rinunciando alla loro integrità per sopravvivere. “What better place that here / What better time than now”.
Vespertina: Penso che senza un aiuto governativo, la situazione sarà ancora più difficile da affrontare. Sono nate tante campagne di crowdfunding per dare una mano a locali e a festival proprio in mancanza di questo. Un intero settore è in pericolo ed è necessario fare qualcosa perché non crolli tutto. Ci sarà bisogno di persone che avranno voglia di fare ancora questo mestiere nonostante le ulteriori difficoltà all’orizzonte e non sarà per niente facile. Per ora non ho ancora una risposta sicura a riguardo, nonostante sia una domanda che mi pongo in continuazione.
Grazie mille per il vostro tempo, vi lascio lo spazio per indicarci come aderire alla vostra iniziativa e per concludere la chiacchierata come preferite.
Raffo/Kint: Undone Love è scaricabile dal Bandcamp di Kint: tutto il ricavato sarà devoluto a favore della sopravvivenza di Freakout Club di Bologna.