KING GIANT, Dismal Hollow

Dismal Hollow

“Celodurismo metal”.

Dite per favore ai King Giant che Black Sabbath, Corrosion Of Conformity e Lynyrd Skynyrd chiederanno loro – a prescindere – i diritti per tutti i dischi che riusciranno a pubblicare. Ci stanno simpatici lo stesso, sia chiaro, però è cosi sfacciata e trita la ricetta che, in tutta onestà, non possiamo proprio fare a meno di criticarla per quello che è. Prendete un po’ di southern rock iper-vitaminizzato (“Appomattox”), grunge dell’ultimo periodo (gli echi Alice In Chains ci sono proprio tutti) e il canovaccio sabbathiano virato stoner (l’intro sfacciato di “O’Clock Swill”, che s’avvicina anche ai Pantera, e la fanghiglia di “A Steward’s Prayer”): avrete Dismal Hollow, titolo appropriato, ma al contrario. Aggiungete poi una voce catramosa, ma non troppo, mescolatela a melodie di facile presa e la ciambella è pronta. Toglietela dal forno e fatela raffreddare, sennò vi scottate, ma non aspettate tanto, altrimenti il “dolce” s’indurisce e rischiate di buttarlo nella pattumiera. Io prima di farlo l’ho ascoltato ben tre volte, poi ho guardato il secchio e gli ho confessato: “accoglilo pure con te mio caro, chissà… magari come concime funzionerà di più”. Mi pare di aver detto già abbastanza.

Tracklist 

01. Appomattox
02. Tale Of Mathias
03. A Steward’s Prayer
04. Pistols Ana Penance
05. 6 O’Clock Swill
06. The Fog
07. Road To Eleusis
08. O’Drifter