KEIKO HIGUCHI, Ephemeral As Petals
Inquietudini represse e malinconie strozzate nel nuovo lavoro di Keiko Higuchi, che rimpolpa “l’offerta” Shokyo Ontei, una serie tematica di dischi legata ad artisti radicali dell’Estremo Oriente della Utech. La peculiare proposta jazz avan/contemporanea della cantante/pianista giapponese si incastona come pezzo quasi unico nel suddetto mosaico di titoli, sino ad ora composto soprattutto da tasselli noise (Aural Fit, Tetragrammaton) e dark sperimentali (Sachiko, Vagus Nerve). Ephemeral As Petals può spiazzare in un primo momento, eppure in oltre trenta minuti di ascolto i più attenti scorgeranno un filo nemmeno troppo sottile che collega questa release a quelle appena nominate.
Ci troviamo di fronte una Diamanda Galas spogliata delle vesti nere e immersa in pianoforti lamentosi come quelli di “The Impossible”, traccia che poi, grazie alla batteria, tira fuori una verve jazzistica non da poco. Ben escogitati anche gli innesti chitarristici in “Another Man” e みだれ髪, traccia, quest’ultima, che sembra chiedersi se in fondo può uno schiaffo essere delicato come una carezza. Infine “To Much To Say Goodbye” regala un’interpretazione che a tratti sconfina in piani vocali simili a quelli di una Meredith Monk meno radicale e più introversa.
Riuscita anche la rivisitazione del classico “My Funny Valentine”: sarà pure buffa questa Valentine, eppure stavolta ci ha fatto piangere.