KATE CARR, Midsummer, London
Di rado il fine ultimo del field recording come pratica musicale è la documentazione rigorosa della realtà, piuttosto è la ridefinizione della stessa secondo coordinate stilistiche e poetiche del tutto soggettive.
È quanto avviene in Midsummer, London della talentuosa Kate Carr. Il 21 giugno 2023 (non a caso il giorno più lungo dell’anno) la sound artist decide di intraprendere un viaggio da un lato all’altro della City, registrando, tappa dopo tappa, le voci e i suoni dei luoghi visitati. L’escamotage narrativo della passeggiata cittadina è perfetto per delineare lungo l’intero disco una trama orizzontale. La Carr decostruisce, decontestualizza e ricolloca le sorgenti sonore su cui lavora, sovvertendo le prospettive e immergendo i paesaggi in plumbee masse di materia sonora sintetica, restituendo un’immagine trasfigurata della città, una Londra reimmaginata.
Luoghi, persone ed eventi sono rappresentati come in sogno, attraverso arditi collage – sovente modificati in altezza, velocità e direzione – che generano imprevedibili cortocircuiti logici e sensoriali.
Siamo di fronte a una forma molto sofisticata di field recording, dal suono estremamente pulito, differente da molte produzioni simili (dal taglio più ruvido e accidentale) e arricchito da deliziosi titoli che elencano con piglio quasi filologico luoghi ed avvenimenti insieme a note di viaggio e impressioni informali.
In Midsummer, London tutto è reale e allo stesso tempo niente lo è. Si potrebbe pensare all’Ulisse di Joyce ma con le logiche proprie del surrealismo, in cui il quotidiano viene costantemente mutato in straordinario fino a produrre un’unica, inscindibile esperienza.