KARYN CRISIS’ GOSPEL OF THE WITCHES, Salem’s Wounds
Il ritorno al microfono di Karyn Crisis ha visto la luce su disco grazie alla collaborazione con Ephel Duath di Davide Tiso (qui in veste di chitarrista, bassista e compositore), ma è stato pianificato ben prima, quando la cantante – famosa per il suo operato nei seminali Crisis – ha cominciato a pensare a un album solista, in seguito trasformatosi nel progetto Gospel Of The Witches. Sono passati parecchi anni dal periodo nel quale la coppia (artistica e nella vita) ha trascorso un periodo in Toscana e ha iniziato a lavorare su quest’idea, senza però riuscire a darle forma compiuta, anni in cui gli equilibri si sono spostati fino a ad arrivare all’oggi, in cui sembra di trovarsi di fronte a una vera e propria band, con Ross Dolan (Immolation) e Charlie Schmid (Tombs) – più Bob Vigna dal vivo (sempre Immolation) – a dare manforte ai due. Spesso lavori dalla gestazione così travagliata e complessa appaiono in qualche modo poco fluidi e poco spontanei nella loro forma finale, appesantiti dai molti cambiamenti e dal ritornare sui propri passi, il che per fortuna non avviene in questo caso, tanto che l’impressione è al contrario quella di un album sentito e personale, in cui Karyn si getta anima e corpo per dare alle stampe quello che probabilmente è uno dei momenti più riusciti e a fuoco della sua intera carriera. La conclusione non è dettata da pochi e fugaci ascolti, ma dalla prolungata esposizione a un vero e proprio grower, un disco da lasciare per lungo tempo nella playlist quotidiana e di certo non destinato a scivolare via senza imprimersi in mente. Merito probabilmente del concept che la cantante sente come motore primario del suo nuovo corso artistico, cioè una visione spirituale legata alla figura della dea Aradia e alla pratica di medium, sulla quale ci soffermiamo in maniera approfondita in sede di intervista. Ciò che qui conta è come queste convinzioni spingano Karyn a buttarsi nelle tracce composte da Tiso con una tale passione da rapire l’ascoltatore e avvilupparlo come una ragnatela nelle linee melodiche ricche di pathos dipinte dalla sua voce (non a caso proprio l’attività di pittrice rappresenta un’altra delle sue passioni).
Da un punto di vista prettamente sonoro, Salem’s Wounds è un lavoro vario e ricco di spunti differenti, che riesce a colpire più volte nel segno e raggiunge il proprio apice nella parte centrale, senza dimenticare i picchi di “Aradia” e “Pillars”, veri e propri manifesti anche per quanto riguarda i testi. Difficile non farsi prendere dall’entusiasmo se si è tra coloro che considerano i Crisis una delle band più importanti e influenti per la propria formazione, eppure anche al netto di ogni fanatismo e privato l’ascolto di ogni emotività, resta forte l’impressione che questo album non sia un semplice ritorno in pista, quando una vera e propria rinascita, un nuovo punto di partenza da cui è lecito aspettarsi un seguito altrettanto convincente. I motivi sono molti, a cominciare dalla capacità di creare un sound al contempo attuale e svincolato da richiami troppo evidenti al passato glorioso, eppure in qualche modo collegato e conseguente a esso. Ciò che manca è l’effetto nostalgia, la ricerca del richiamo a quel brano classico, merito di chi ha saputo costruire attorno alla voce inimitabile di Karyn una serie di composizioni complete e compiute, calate nell’oggi e contraddistinte dall’attenzione per i dettagli e per le scelte nei suoni. Che, poi, il fan non possa fare a meno di ricercare una nuova “Methodology” e finisca per ritrovarla in “Goddes Of Light” è questione tanto personale quanto ininfluente. Si potrebbe continuare con un vero e proprio track by track, ma è “metodologia” che non ci si addice e in cui preferiamo non incorrere, per cui ci si limiterà a concludere con il sottolineare come, una volta tanto almeno, le aspettative siano state superate e la lunga attesa sia stata decisamente ripagata.
Non tutti coglieranno il valore di quest’album, il che non è certo una novità, visto che gli ascolti cool passano oggi per altre strade, ma è un errore che vi suggeriamo vivamente di evitare.
01. Omphalos
02. The Alchemist
03. Ancient Ways
04. Aradia
05. Mother
06. Father
07. Goddess Of Light
08. Howl At The Moon
09. Pillars
10. The Secret
11. Salem’s Wounds
12. The Sword + The Stone
13. The Ascent