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KARCAVUL, Rawctaver

Rawctaver

Ah, questi cattivoni di francesi…

Se non ne avete mai abbastanza delle distorsioni più estreme e luride del doom-sludge, e se non la conoscete ancora, ecco un’altra band di cui vale la pena di fare l’esperienza: Karcavul. Scrivo “esperienza”, perché la musica maligna e soffocante di questo trio di Lione è in grado di spaccare vene, polmoni, muscoli e tutto come un rullo compressore.
La band si diverte a mantenere una certa aura di mistero, per questo i suoi membri si firmano con iniziali (C.  alla voce, J. alle chitarre e V. alla batteria). Hanno coniato due definizioni essenziali della loro musica: “bipolar sludge/doom” e “necro doom extreme”, che rendono ben l’idea delle caratteristiche malate e fosche del loro stile, consistente in un ibrido di doom-sludge funereo molto grezzo e intossicante, che periodicamente subisce delle accelerazioni forsennate in stile black-death metal. Le varie definizioni, però, sostituiscono a stento l’impatto col suono marcio dei Karcavul, roba per chi apprezza band come Meth Drinker, Bruja, Hell, Backward Zombies, e anche Moloch, i francesi Cult of Occult e i nostri Grime, Blood Red Water, Black Temple Below, Fuoco Fatuo… altrimenti è meglio starne lontani.
I Karcavul sono senza contratto e abbastanza orgogliosi della loro filosofia diy, tipica della scena underground black metal/crust punk da cui provengono. In quest’ottica condividono la loro musica in download digitale libero via Bandcamp. Però, per chi apprezza il loro stile alienante e vuole sostenerli, i tre hanno a disposizione musica “solida” in forma di cassetta molto “vecchia scuola” o di cd in edizione limitata (sempre autoprodotta) e molto ben fatta.
La musica e le atmosfere qui sono la colonna sonora ideale per un incubo e potrebbero ben essere staccate da qualunque contesto temporale, anche se ascoltandole non è difficile immaginare pestilenze, carneficine e altre calamità legate alla guerra. L’intento della band, però, è quello di usare la propria musica semplicemente per raccontare la naturale decadenza fisica e morale umana, nel modo più crudo e spietato possibile. Un senso del tempo sui generis, comunque, salta fuori in qualche modo anche nelle strambe date che i Karcavul usano per sistemare le loro uscite su Bandcamp: “13 May 1968” per il loro devastante ep/demo di debutto Rawctaver e “31 October 2037” per la suite di 14 minuti “Satanvermoinlinfini” (a oggi in streaming).

L’ep/demo Rawctaver ha di fatto invaso la rete come l’ebola durante giugno 2012. La suite “Satanvermoinlinfini”, invece, è in attesa di esser coinvolta in uno split con qualche altra band dedita a suoni malati e interessata a uno scambio di virus.
Rawctaver contiene quattro staffilate di necro doom che vi tortureranno per ventisette minuti e mezzo di orrore, disgusto e disfacimento. Il disgusto comincia sicuramente con la lunga traccia di apertura, “Varices”, che, evocando vene violacee malate e rigonfie, non aiuta certo a mettere a proprio agio chi ascolta. L’inizio putrido, con il ronzio di mosche che impazziscono su qualcosa che sta andando a male e con inquietanti lamenti a malapena umani, è da gente dimenticata in manicomio. Poi, quasi naturale, viene una coltre soffocante fatta di riff doom lenti e sinistri, così abrasivi da lasciare poi cicatrici sulla pelle, e di ruggiti sludge inumani del cantante C. Qui come in seguito, improvvise accelerazioni danno luogo a sfuriate pesantissime e caotiche che possiedono la scabrosità maligna e la brutalità delle varianti più primitive di black e death metal. Ciononostante il suono dei Karcavul vanta anche un notevole carico di groove sporco e paludoso che ricorda quello di band come Eyehategod o Grief. A metà della traccia dal caos emerge una specie di nenia macabra che per breve tempo regala una pausa, prima dello scatenarsi di un tifone fatto di riff iper-distorti e di una batteria che stermina tutto e tutti.
La seconda traccia, “Sacamerde”, più o meno segue lo schema compositivo delineato in apertura, quello che alla fin fine costituisce l’ossatura dello stile della band, ossia pesantezza doom-sludge estrema alternata a sezioni dinamiche. In questo brano il suono riesce a essere perfino più brutale di prima: una sequenza monotona e deprimente di note apre in modo un po’ sottotono questa seconda storia di luridume e morte, ma non ci vuole molto all’arrivo del tornado fatto di ringhia infernali, riff distorti e dissonanti e di batteria soffocante. La voce di C perde qualunque residuo di natura umana e diventa la voce del tifone. Per me questo è vero e proprio war metal, nella sua espressione più devastante. La traccia finisce nello stesso modo in cui era iniziata, ma non termina anche la sofferenza: il war metal torna e domina l’impressionante “Culacl Rnael”. I riff sono così deformati che ruggiscono come C, o forse dovrei dire il contrario, perché semmai è il “canto” di C ad essere tra i più terrificanti e “strappa-budella” che mi sia capitato di sentire, in competizione con vocalist di band come Meth Drinker, Bruja, Backward Zombies, Hell, Reclusa, Zebadiah Crowe…
La conclusione del calvario è lasciata alla funerea ballata “Sépir”, dove la band introduce qualcosa di nuovo nel suo stile. Atmosfere cimiteriali sono evocate, all’inizio, da un ritmo lento e abbastanza disarmonico. Le esplosioni di rumore attraverso riff e assordanti percussioni si organizzano in una composizione un po’ bizzarra, almeno rispetto a prima, con echi di blackened post-metal che mi ricordano band come gli Alkerdeel. Questa traccia finale è la più “tranquilla” o – per così dire – la più “introspettiva” di un album di debutto feroce.

Rawctaver, insomma, è il demo con cui questa band torva s’affaccia al mondo, ma dal punto di vista stilistico è magistralmente compatto e completo e illustra molto bene le potenzialità esplosive dei Karcavul. Il trio ha le idee chiare: ama e sa generare con efficienza livelli estremi di pesantezza, lordura e ruvidità nel proprio suono, che è tutto meno che semplice, come dimostrato dalla tecnica che sostiene la performance della band. Il gruppo ha ingollato doom sabbathiano e funeral, sludge metal delle profondità palustri e black/death metal primitivo e vecchia scuola, poi davanti a casa ci ha sputato, o vomitato, una gemma putrida. Ma sempre gemma è…