KÆRY ANN, Songs Of Grace And Ruin
Kæry Ann (alias di Erika Azzini) inizia a scrivere canzoni nel 2017, in un momento difficile della sua vita. 6 anni dopo vengono pubblicate su disco. Non conosco Erika e non so se questo percorso sia stato catartico, se l’incidere su vinile parti di sé l’abbia aiutata a superare degli scogli, ma quel che mi viene da dire è che per noi ascoltatori questo rimane un gran bel regalo.
La voce sembra stia uscendo da un armadio, gli strumenti filano che è una meraviglia su paesaggi desolati, nei quali, oltre ai propri sodali (Giuseppe Lodrini, Francesca Papi, Davide Rosa, Andrea Volpato), troviamo strani personaggi e nomi tutelari. Nero Kane e Samantha Stella stanno lucidando gli speroni, Chelsea Wolfe striglia i cavalli, Jex Thoth prepara quello che sembra essere moonshine di pessima qualità, ruminando parole rituali. E Kæry Ann, direte voi? A testa alta, cenni del capo a salutare tutti lasciando le proprie impronte lungo il sentiero, brani che acquistano spessore un ascolto dopo l’altro, e che quando esplodono lacerano la carne e muovono le teste. La parte centrale – con “Mother” ed “Acoustic Rain” – è da urlo pieno, ma niente qua ha cadute di tono, tanto che stupisce si tratti di un esordio. I brani sono ballate dolenti ed incazzate com’è giusto che sia, l’ambientazione è arida e minacciosa al punto giusto, noi rimaniamo con lo sguardo fisso su Kæry e sul fiore che le copre il viso: cenno del capo anche da parte nostra, c’è una nuova straniera in città, portatele rispetto e non rischierete nulla.