JULES REIDY, Ghost/Spirit
La dissolvenza-trasformazione tra fantasma e spirito è ciò che indaga Jules Reid – Julia fino a World In World del 2022 – nel suo nuovo lavoro per Thrill Jockey, innescato di base da tre fattori: un cambiamento a livello di identità personale, il misticismo approcciato con fare intuitivo, un periodo di sofferenza sentimentale. Chitarrista di origini australiane e residenza tedesca, con collaborazioni importanti, da Oren Ambarchi ad Andrea Belfi, Reidy persegue un folk trascendentale, immateriale, che tende verso l’alto con accordature anticonvenzionali, scale di microtoni, sample forniti spesso da musicisti di fiducia – dal basso di Andreas Dzialocha, dal violoncello di Judith Hamann, dalla batteria metal di Sara Neidorf – e successivamente riassemblati con brio sperimentale, con field recordings dalla metropolitana di Berlino, scie di melodie che appaiono e riappaiono a intermittenza, inducendo un senso di misterioso déjà vu nel quale galleggiare. Con un futurismo applicato alle sei corde, con un fingerpicking scivoloso, sensibile e scattoso, che può gettare paralleli con Kaki King, anche nella fuoriuscita eterea della voce nei brani cantati.
Ghost/Spirit è stato pensato bene e sprigiona un’emotività più diretta rispetto al passato, a dispetto della sua dichiarata evanescenza. Se fosse un film, starebbe tra “A Ghost Story” di Lowery e “Personal Shopper” di Assayas. Invece è un disco la cui scaletta è scissa in due lati complementari, lo yin e lo yang: nel Ghost si evocano perdita e assenza, nello Spirit si anela al concetto di divino. Così, da una parte, l’iniziale “Every Day There’s a Sunset” setta toni crepitanti-crepuscolari e “To Breathe Lightning” prende titolo da una poesia di Anne Carson per sondare l’amore ultra-terreno; dall’altra, ci sono la speculare, rimbombante “Every Day There’s A Sunrise” e la scintillante pacificazione cosmic post-pop di “You are Everywhere”. Reidy sta nell’ombra ma è in cerca di luce, proprio come in copertina, e spiega che l’album è intriso di questa energia dell’essere completamente distrutti e dell’avere il potenziale per essere ricostruiti.