Josh Graham (IIVII, A Storm Of Light)
Josh Graham (già con Red Sparowes e Battle Of Mice, oggi alla guida degli A Storm Of Light) è artista ricco di sfaccettature e in grado di esprimersi con linguaggi differenti, pur se collegati. Non a caso, gli A Storm Of Light, che da sempre seguiamo con interesse, hanno nella concatenazione tra musica, visual e concept uno dei loro punti di maggior forza, tanto che il primo tour di spalla ai vecchi sodali Neurosis ha visto nelle immagini a sfondo marino il perfetto compimento di brani ricchi di atmosfera e dal forte taglio cinematografico. Con il passare degli anni e nei lavori successivi, la musica degli A Storm Of Light si è sempre più irrobustita e dopo i colori del mare ha assunto tonalità più sanguigne e vivide, fino ad esplodere col fuoco della rivolta che fa da paesaggio all’ultimo Nations To Flames. Sarà forse questo farsi più aspro e concreto del suo progetto principale a portare Josh all’esplorazione dell’anima più ambient/immaginifica della sua arte attraverso IIVII, di cui esce il debutto in questi giorni e di cui vi parliamo con apposita recensione. L’occasione pareva perfetta per fare il punto con un artista che ha saputo lasciare di volta in volta il suo segno tangibile su dischi, concerti, video e merchandise di nomi quali Neurosis, Soundgarden, Sleep, Mastodon, Jarboe, Tribes Of Neurot, Blood And Time, Syndrome, Shrinebuilder, Dillinger Escape Plan, Isis, Underoath, ma anche inaspettati come Madonna, Jay Z e Johnny Cash. Se quanto letto finora vi ha un minimo incuriosito, non dovreste proprio perdervi il frutto della chiacchierata con un disponibilissimo Josh Graham.
Quali sono i tuoi primi ricordi di te come grafico? Musica e immagini sono sempre state legate per te o hai iniziato con una delle due prima della loro collisione?
Josh Graham: Sono sempre stato mesmerizzato dalla musica e dalla parte visiva con pari forza… anche se si tratta magari solo della copertina di un album, comunque aggiunge sempre più profondità alla musica. Ho iniziato creando i flyer per le band che avevo alle superiori, poi questo è diventato il sistemare materiale su un vhs e poi usare le tv degli amici per mostrarlo ai concerti, così il mio gruppo poteva avere il proprio immaginario rappresentato sul palco. Normalmente penso alla musica come se si trattasse di colori ed è così che per me si trasforma in qualcosa di più tangibile. È una specie di costante collisione di eventi.
Se un artista con un curriculum vitae invidiabile e molto lavoro da svolgere. Sei alla guida di una delle nostre band preferite (A Storm Of Light).Dove hai trovato nuove risorse creative e il tempo per comporre per IIVII?
Grazie molte. C’è una tonnellata di elementi tastieristici in A Storm Of Light che rimane sepolta sotto tutti gli altri strumenti. In tour sperimentiamo sempre con le tracce di tastiera durante il soundcheck, e così via. Ho pensato che sarebbe stato divertente esplorare solo il lato “synthetico” della musica ed espandere i miei orizzonti con quei suoni. Ho finito per imparare davvero molto sui synth, quindi è stato grandioso. Gli A Storm Of Light avevano bisogno di riposarsi e io me ne sono avvantaggiato per lavorare su IIVII.
Hai collaborato con Southern Lord, Neurot e Robotic Empire, quindi stiamo parlando di musica heavy basata su chitarre, ma queste persone hanno anche avuto a che fare con artisti provenienti da scene sperimentali, assorbendo input da loro e dando vita a nuovi ibridi. Queste etichette hanno avuto un ruolo nell’espansione della tua tavolozza come musicista o nella decisione di iniziare un progetto “ambient fiction”, come lo chiami tu?
Sì, direi che tutte queste etichette hanno allargato il mio campo d’azione. Neurot è una miniera inesauribile di musica nuova e interessante. Anche l’ultimo disco dei Sunn O))) era fantastico (Josh sta parlando di Southern Lord adesso, ndr), i livelli vocali e la sua vastità erano incredibili. E Robotic, sì… Andy (Andy Low di Robotic Empire, ndr) ha grande gusto e sono entusiasta del fatto che ha rimesso in piedi l’etichetta. Ma c’è un sacco di altra roba che mi ha influenzato, artisti come Brian Eno, Arvo Pärt, Hair And Skin Trading Company, Nick Cave… e così via…
Insomma, la tua musica e le attività a essa collegate come artista visivo suggeriscono che sei aperto come ascoltatore, come minimo perché ti servi di stili e approcci diversi. Ti definiresti un onnivoro? Quali sono gli album più significativi nei quali ti sei imbattuto, quelli capaci di lasciare una traccia sulla tua visione dell’arte?
Sono assolutamente onnivoro. Ho bisogno di ascoltare tutti i tipi di musica per vestire i miei stati d’animo, per trovare ispirazione e creare sia suoni sia visual differenti. Penso che capire cosa ascolti ti aiuti a fare poi materiale più originale. Direi che i dischi sui quali torno sempre sono: Music For Airports (Brian Eno), Songs About Fucking (Big Black), Sky’s Gone Out (Bauhaus), Rabies (Skinny Puppy), Push The Sky Away (Nick Cave), The Genuine Article (Howlin’ Wolf), Closer (Joy Division), Over Valence (Hair And Skin Trading Company), Filth (Ministry), Thunder And Consolation (New Model Army), Melt And Security (Peter Gabriel), My War (Black Flag), F#A# Infinity (Godspeed You! Black Emperor), Funhouse (Stooges).
Nel 2014 è stata una colonna sonora di un film di fantascienza a ricevere il plauso dell’underground: Under The Skin di Mica Levi, una musicista indie. Si era ispirata a Xenakis e alla drone music. Nel 2015 stiamo tutti parlando di un altro score fantascientifico: Ex Machina di Geoff Barrow (Portishead) e Ben Salisbury. Si sono ispirati al kraut e anche a Carpenter. Anche tu eri “seduto sulla spalla di qualche gigante” quando componevi per IIVII?
Adoro quella colonna sonora, una sicura influenza su questo disco: la sobrietà di Mica Levi è da invidiare. Carpenter è un eroe, e che dire di Vangelis e della colonna sonora di “Blade Runner”… Sono molto preso dagli effetti sonori sci-fi che ci sono in “2001: Odissea nello spazio” e dai brani di Arvo Pärt che si sentono nel film “Gerry” (di Gus Van Sant, ndr). Soundtrack irresistibili possono davvero fare un film da sole.
Se osserviamo come si sono evoluti gli A Storm Of Light, specialmente confrontando And We Wept The Black Ocean Within e Nations To Flames, si può dire che nel corso degli anni il lato aggressive/in your face abbia guadagnato prominenza su quello atmosferico e ambient. Pensi che IIVII possa rappresentare un’opportunità di tenere in vita questi aspetti? E c’è una ragione per il cambiamento degli A Storm Of Light?
Ci siamo decisamente focalizzati sullo scrivere musica breve e concisa con gli Storm, il che ha finito per escludere gli elementi più ambient. Penso che la cosa avesse a che fare con la mia lotta personale per distanziarmi dal post-rock. Io ti dico che l’evoluzione degli Storm ci ha resi dei songwriter migliori. Con IIVII ho potuto tornare ad arrangiamenti per formati più lunghi, mantenendo però le canzoni in continua evoluzione. And We Wept The Black Ocean Within fa caso a sé, a questo proposito: certi frangenti vanno troppo per le lunghe secondo me. Ho raccolto alcuni insegnamenti di valore dal nostro ingegnere del suono Joel Hamilton con quei dischi, ovverosia come riaggiustare certe parti e mantenere le strutture in movimento. Diversamente… tutto può diventare noioso.
Il tuo lavoro come artista visivo è fotografico, dettagliato, i colori sono iperrealisti e magnifici. Abbiamo sensazioni simili con IIVII: sembra la colonna sonora di un film a grosso budget, i suoni sono potenti e puliti, creano la colonia spaziale del titolo intorno a noi. Cercavi consciamente un risultato “high end”? Se sì, perché? Ad esempio ci sono musicisti che legittimamente cercano imperfezioni e sporco nel loro sound…
Dannazione, grazie mille. Non puntavo consciamente a un risultato high end, ma volevo che tutte le frequenze fossero presenti. Apprezzo il lavoro lo-fi, che so, di Nortt e Xasthur, ma volevo sentire sia i bassi, sia le frequenze più alte e taglienti. Mi pareva la miglior soluzione per dare voce a questi brani.
Hai mai pensato di creare musica senza una parte visiva? La tua mi è sempre sembrata costruita intorno a un concept o a un mood specifici, gli album degli A Storm Of Light sono in qualche modo sempre collegati a colori e a un certo range di stati d’animo. Pensi che i tuoi lavori siano descrivibili come “concept album”, magari solo in senso lato?
Penso che se sapessi di non dover suonare un tal disco su di un palco, allora forse potrei non pensare troppo all’aspetto visivo. Un sacco di tempo lo passo a riflettere sulle immagini, sui colori e sulla musica, e a come queste idee possano esser messe in relazione con le visual di un concerto. Certe volte è molto faticoso, ma è così che funziono io… Per rispondere alla tua domanda, comunque, tutti gli album degli Storm hanno dei concept. Coi primi due è tutto ovvio, con gli ultimi due non così tanto. Ho scoperto che aderire troppo a un concept specifico (e mettere così in ordine testi e canzoni) fa male ai dischi. Tralasciare certi dettagli ha reso gli album più forti e ci ha aiutato a mettere meglio in fila le canzoni.
Il tuo disco come IIVII è pubblicato da Consouling Sounds, etichetta di Gand (Belgio). Il tuo tour partirà proprio da lì fra pochi giorni. Avevi già conosciuto di persona i ragazzi di Consouling?
No, mai visti, ma è un gran rapporto, il nostro. Mi hanno aiutato a suonare all’Incubate Festival e a fare altri show in Europa, il che è meraviglioso.
Suonerai, come dicevi, al fantastico Incubate a Tilburg. Come ti senti a essere nel cartellone di un evento europeo così importante? Aggiungerai altre date a quello che al momento è un tour nell’Europa del Nord?
Sono molto entusiasta dell’idea di suonare all’Incubate, sono davvero curioso. Questo viaggio rimane limitato a cinque show. Spero di poter tornare per un tour completo il prossimo anno e magari con dietro Will Lindsay (polistrumentista che suona e ha suonato con mille gruppi: Abigail Williams, Ahisma, Anatomy Of Habit, Bloodyminded, Indian, Lord Mantis, Middian, Nachtmystium, Wolves In The Throne Room…, ndr), così da aggiungere “extra synth power” (sic, ndr).
Dobbiamo considerare il tuo disco a nome IIVII come qualcosa di straordinario o continuerai a esplorare questo lato della tua arte? E che ci dobbiamo aspettare dagli A Storm Of Light?
Andrò sicuramente avanti con IIVII. Gli Storm sono in pausa e rimarranno così per un po’. Billy (Graves, ndr) ha appena avuto un figlio e si sta adattando alla sua nuova vita. Questo dà a noi altri un po’ di tempo per esplorare idee e suoni nuovi.
Grazie mille per il tuo tempo, sentiti libero di aggiungere quello che vuoi o che ti pareva mancasse dalle nostre domande.
Grazie per quest’intervista! L’ho apprezzata molto!