JÓNSI, Obsidian
Jón Þor Birgisson, alla soglia dei 50 anni, dopo aver momentaneamente lasciato il veliero Sigur Rós per salire sulla nave oceanografica “Dardanelle” assieme al sound artist svedese Carl Michael Von Hausswolff ed aver con lui pubblicato nel 2019 e 2020 Dark Morph 1 e 2 , dischi di field recordings (mi si passi l’ossimoro) acquatici e cetacei, è dunque riapprodato nella sua Islanda per un disco dedicato ed ispirato all’ossidiana, la materia oscura e fragile prodotta dal raffreddamento della lava incandescente.
Al netto delle intenzioni ecologiche di Dark Morph e naturalistiche di Obsidian, l’influenza sonica di CM Von Hausswolff è evidente sull’evoluzione artistica di Jónsi: se i suoi primi dischi solisti come Jonsi&Alex (con il suo partner Alex Somers) e poi Go (2010) e Shiver (2020) erano tanto incerti quanto derivativi se confrontati con quelli dei Sigur Rós (senza peraltro mai raggiungere i livelli della prima fase del gruppo di Reykjavík), qui siamo finalmente di fronte ad un’opera matura, visionaria, di pura astrazione sonora. Sorprendente è poi la cornice in cui sono immersi questi oltre 60 minuti di musica: è infatti la prestigiosa galleria newyorchese “Tanya Bonakdar” che ha ospitato nei suoi spazi, dal 30 ottobre al 17 dicembre 2021, l’installazione di macchine sonore create di Jónsi e le registrazioni audio appunto di Obsidian. Facile e interessante farci un rapido giro virtuale sul sito della galleria stessa.
Sin dal brano iniziale “Vikur” e proseguendo poi con “Ambrox” con le preziose collaborazioni di Gyða Valtýsdóttir al violoncello (in uscita il suo nuovo disco Ox, di cui parleremo presto) e dell’americana Mary Lattimore all’arpa (nuova parentesi, bellissimo il suo album del 2020 Silver Ladders), la voce di Jónsi traccia impervie melodie ancestrali con assoluta maestria e dunque via via le dieci composizioni si risolvono con omogeneità – pur sorprendendo a ogni nuovo ascolto – in due brani strumentali finali che sublimano un mondo sonoro assoluto in cui perdersi senza paura.
Un album dalla visione stratificata, curata magistralmente da Paul Corley, musicista, compositore e produttore americano che ben conosce il pianeta Islanda tramite la storica label Bedroom Community, di cui fa parte dal 2006. Con Obsidian Jónsi ci regala un’ulteriore conferma della creatività di questa piccola nazione/isola che non smette mai di sorprenderci e affascinarci in tutti i sensi.