JOHNNY MOX, Future Is Not Coming But You Will
Il reverendo è sempre con noi, questa volta però urla di meno e lavora in profondità sui discorsi della fratellanza, della piena coscienza di sé, usando gli strumenti che ha sempre avuto a propria disposizione: speech, reminiscenze tex-mex e l’amore per il blues. Il campo di battaglia è dunque il solito, ma il tempo ha reso ancora più nobili gli intenti di questo bluesman delle montagne che sa il fatto proprio e che ama lavorare senza alimentare inutili clamori, ma sempre coi fatti, basti vedere il progetto di integrazione sociale e musicale a nome Stregoni, messo in piedi con Marco Bernacchia/Above The Tree. La sua è una musica umana, appassionante, prova è il videoclip che accompagna il pezzo che ha trascinato il disco, la ballatona agrodolce “Destroy Everything”, che fa il paio con “A Dangerous Summer” e con l’arpeggio insistito di “Still Praisin”, mentre in “99,9%” torna prepotente la passione per il rap, qui il tiro è più veloce ed ansiogeno, quel giro di chitarra è eloquente… La chiusura è poi affidata a una traccia dal sapore psych (succedeva già negli album precedenti) che ad un certo punto si fa discorso accorato: “Sent From The Future” è forse l’annuncio di qualcosa che sta arrivando da lontano, una metafora della novità, del diverso, chissà… Intanto quella chiusura è più spiazzante di quello che può sembrare a un primo ascolto, e permette al disco di respirare aria nuova. Johnny Mox è cresciuto, non dimentica da dove è venuto e ci fa capire bene dove vuole andare.