JLIN, Autobiography (Music For Wayne MacGregor’s Autobiography)
Leggendo la breve biografia di Jlin, scopro che in passato ha lavorato in un’acciaieria, e la cosa oggi non mi meraviglia, data la sua propensione ad architettare durissime strutture musicali, divise a metà tra l’ossessivo e l’orrorifico: qui “The Abyss Of Doubt” e i passaggi alquanto sinistri di “Anamnesis (Part 2)” sono solo due degli esempi possibili. Questo score pubblicato da Planet Mu è comunque una sorta di lavoro a latere (il terzo album vero e proprio è previsto per il prossimo anno), che lei riproporrà dal vivo nei prossimi mesi, quando seguirà in giro per il mondo il suo committente, il coreografo Wayne MacGregor, per le varie date del suo spettacolo di danza contemporanea.
La carriera di questa musicista – o producer? Difficile e forse inutile dare una definizione netta – è stata cosi repentina da far venire il sospetto che fosse il classico fuoco di paglia montato ad arte dalle solite, perfide case discografiche, nel suo caso la Planet Mu in combutta con la rivista più influente in ambito avant al mondo (se avete pensato a The Wire, ci avete preso in pieno). Invece non mi sembra affatto così e i motivi ci sono, dato che quello che conta alla fine è il risultato, nel suo caso un’elettronica che ben si presta all’ascolto ma allo stesso tempo al movimento, forse una forma di dance tribale ma anche cerebrale e profonda.
Chi già conosce Jlin apprezzerà Autobiography. A tutti gli altri consiglio di partire col precedente Black Origami, anche se pure qui ci sono momenti davvero notevoli, tutt’altro che semplici da spiegare e che fanno pensare al fatto che queste musiche servano davvero al balletto. Anche questo è certamente un buon segno.