JIMI TENOR, Order Of Nothingness
Torna il finlandese volante Jimi Tenor con Order Of Nothingness, che esce per la Philophon di Max Weissenfeldt, già responsabile del disco di Guy One e qui coinvolto a percussioni, cori e batteria. Se siete abituati a pensare alla Finlandia come allo scenario dei capolavori chapliniani di Kaurismaki, fate reset: secondo l’ultimo “World Happiness Report” la Finlandia è il paese più felice in cui vivere (come faranno d’inverno? Mistero) e le positive vibes nel disco sono sparse davvero a pienissime mani.
Groove è la parola d’ordine, tra languori soul (“Mysteria”, la traccia d’apertura) e vertigini space-funk che suonano vicine a certi prodigi degli Heliocentrics, ma sono virate però verso un’Africa pacificata e cosmica (“Naomi Min Sumo Bo”) laddove il collettivo di Malcom Catto spinge invece più in direzione buchi neri. Il leader (voce, tastiere, sax tenore, flauto) è affiancato, oltre che da Weissenfeldt (uno che ha in curriculum gente come Bombino, Dj Shadow e gli stessi Heliocentrics), anche da Ekow Alabi Savage (già insieme a Ziggy Marley, Ebo Taylor, Manu DiBango). Con due professori pluri-laureati all’università del ritmo le cose non possono che andare in un modo e aprire mondi: ecco allora il puro distillato Sun Ra di “Quantum Connection”, tra sguardi al cosmo e una pulsazione che non lascia scampo: un pezzo perfetto per le discoteche del paradiso dove non andremo o per un baccanale psichedelico. Si vira verso strane galassie dub jazz con “Tropical Eel”, quasi un numero di ethio jazz suonato da una fanfara rapita dagli alieni: il clima è vagamente stordito, oppiaceo, sensuale. “My Mind Will Travel”, promette la quinta traccia, e mantiene quanto annunciato con una sapiente mistura tra blackness strappamutande e il Pharoah Sanders di The Creator Has A Masterplan. “Chupa Chups” è un altro missile, uno space-funk a presa istantanea benedetto da suoni di tastiera perfetti, mentre “Max Out” sfodera un andamento da swing di domani, come un Duke Ellington in combutta con qualche stregone hip hop della Stones Throw. Si chiude in pieno mood da amore cosmico con la title-track , tra allusioni micologiche, visioni amichevoli, come fare l’autostop chiedendo semplicemente di andare altrove: missione pienamente riuscita per Jimi Tenor da Kontula, sobborgo di Helsinki, che è capace di farci dimenticare il freddo da cui provengono le sue otto tracce (sembra siano state prodotte in un posto fuori dallo spazio e dal tempo) e pure l’avanzata delle truppe dell’inverno, che affilano le loro armi in questo finale d’anno.
Un disco balsamico, otto pillole senza effetti collaterali, la medicina perfetta per evadere lontanissimo senza muoversi dalla propria stanza e da condividere con amanti, amici e anche nemici.