JESUS LIZARD, Rack

Non sempre le reunion sono per soldi. Alcune volte avvengono perché dei vecchi amici continuano a frequentarsi e a parlarsi commentando positivamente i rispettivi progetti musicali. “Bello questo riff, per cosa pensavi di usarlo?”, “Non saprei… potrebbe essere per un nuovo disco dei Jesus Lizard?”, “Perché no? Dai, lavoriamoci!”. E fu così che, 26 anni dopo l’ultimo lavoro, David Yow, Duane Denison, David Wm Sims e Mac McNeilly si ritrovarono in sala prove a prendersi bene, uscendone con 11 nuovi brani.

Facciamo un passo indietro. I Jesus Lizard si formano ad Austin, Texas (e quindi è impossibile che facciano schifo) nel 1987 per poi trasferirsi a Chicago (altro luogo in cui è veramente difficile fare un gruppo di merda) legandosi alla nascente scena noise rock locale che gravita intorno all’etichetta Touch And Go e al primordiale studio di Steve Albini. I nostri non sono dei pivelli: vengono dai seminali Scratch Acid, band che probabilmente avete sentito nominare da Kurt Cobain in qualche intervista. Altrimenti non li nomina mai nessuno. Loro erano selvaggi sul serio, pericolosi e decisamente avanti. Si formarono dopo aver visto un concerto dei Birthday Party, quando Nick Cave non era ancora un prete e faceva paura. Dagli Scratch Acid il buon Kurt prese tante idee, giustamente. Cercate la raccolta The Greatest Gift, che contiene tutto quello che hanno registrato. Dopo lo scioglimento Yow e Denison si unisono a David Sims, proveniente dagli scorrettissimi Rapeman, la band post Big Black di Steve Albini. Quella che non fa figo citare ma che invece è da adorare. McNeilly, invece, proviene dai più misconosciuti 86 e sostituisce immediatamente Rey Washman di Rapeman, Scratch Acid, Big Boys. Quando i Jesus Lizard arrivano al debutto nel 1990 sono considerati una vera e propria all star band del male. Head è un bello shock e fa drizzare le antenne a tutti gli amanti di quel post-hardcore rumoroso che in quel momento sta emergendo dal sottosuolo musicale, quello che alcuni critici definiscono “Anti Hardcore” e che vede fra i nomi tutelari Flipper, No Trend, Butthole Surfers, Saccharine Trust, Negativland, Fang. Band sbilenche e rumorose con testi alienati e depressi che daranno il la a tutta la scena “alternative” e “noise rock” degli anni ’90 (se volete approfondire, c’è un mio articolo qui). Siamo nei primi anni ’90 e i Jesus Lizard non sono i soli a portare avanti quel movimento sonoro. Chicago è la città dei Naked Raygun e dei Big Black (che diverranno Rapeman e poi Shellac) ma anche di tanti gruppi che iniziano a guardare a Seattle dove Mudhoney e primi Nirvana stanno proponendo qualcosa di eccitante: Urge Overkill, Poster Children, Smashing Pumpkins, Red Red Meat vogliono salire sul carro Sub Pop, annusando una svolta per la loro carriera (ne ho parlato qui). I Jesus Lizard se ne fregano, forti del loro status e soprattutto sapendo che la loro musica non sarebbe mai interessata a nessuno (un po’ come i Tad di Seattle, per rimanere in tema grunge). Loro volevano suonare riff dissonanti su ritmiche massicce ed esprimere disagio. Ma rimanendo su una forma canzone non troppo artistoide. Non erano gli Swans, non erano gli Unsane, non erano gli Helmet. Non erano manco gli Shellac. L’unicità del suono Jesus Lizard diviene il loro marchio di fabbrica e, ovviamente, il loro limite. Limite che adorano: come intitolare tutti i loro dischi con parole di quattro lettere. Nel 1991 pubblicano Goat, che sarà considerato uno degli album più belli di quel decennio, e addirittura fanno uno split con i Nirvana. A metà anni ’90 anche loro entrano nel circuito major, pubblicando due dischi soprassedibili (Shot e Blue) e venendo pagati per non farne un terzo e togliersi dalle balle. A quel punto si sciolgono e ognuno va per la propria strada. Yow farà un disco solista, suonerà con i Qui e parteciperà alla reunion dei Flipper. Denison suonerà con Patton nel progetto Tomahawk. Gli altri due faranno altre cose più particolari. Negli anni 2000 suonano assieme per alcune date, questo per celebrare il remastering del loro catalogo rimasterizzato, ma sembra proprio una cosa una tantum.

E, invece, a sorpresa, se ne escono con questo Rack. Come già detto, assemblato in maniera naturale e non per pagare bollette o divorzi milionari. Il primo singolo dato in pasto ai fan, “Hide & Seek”, è stato un vero shock. Non solo ha mostrato una band in formissima ma ha gettato un punto indietro di 30 anni facendo capire chi aveva influenzato e cosa. Si può dire che “Hide & Seek” sia la migliore canzone dei Nirvana degli ultimi anni? Stesso feeling, stessa forza, stessa melodia. Ma suonata dai maestri dei Nirvana. Il resto del disco non raggiunge questo apice ma è la migliore cosa che si potesse chiedere a questi musicisti: un disco rock alternativo nervoso, irruento, particolare e senza sovrastrutture. Si sentono quattro amici suonare con gioia, possiamo immaginarci il loro sorrisino quando l’alchimia è venuta di nuovo fuori. E sì, Rack suona esattamente come un disco dei Jesus Lizard. Suona esattamente come se il tempo non si fosse mai fermato e fosse appena ripartito. Dimentichiamoci il momento major, dimentichiamoci Tomahawk, Qui e Flipper (non dobbiamo farlo perché comunque è tutto di ottimo livello, ma ci siamo capiti): questi sono i Jesus Lizard che fanno i Jesus Lizard sbattendosene il belino di tutto. Una all star band di musicisti fracassoni inventori di un nuovo linguaggio musicale che non ha perso un briciolo di potenza dopo 40 anni e più.

Ma io chi sono per stare a fare le pulci ai Jesus Lizard?