JEFF MAGNETUM, P.L.A.N.E.T.S.
Jeff Magnetum altro non è che il toscano Paolo Iacopi, già dietro gli Empi, qui in veste solista e al secondo lavoro, ma un vero e proprio debutto non c’è mai stato, lo conferma egli stesso. P.L.A.N.E.T.S. è la scusa per celebrare i ricordi dell’infanzia passando per il sempreverde mito beatlesiano, ma alla sua maniera irriverente ed aliena, mai sottomessa a quello storico nome che ha di fatto modificato i connotati della musica popular. Dopo una spiazzante e breve introduzione robotica si parte a bordo di quest’astronave vintage e non si torna più indietro, “Mercury” mette le cose in chiaro e si prosegue con quelle voci raddoppiate e l’omaggio – volutamente smaccato e comunque smart, di chi sa che ha le mani nella marmellata e sta godendo – si estende a tutto l’album. Segnalo la delicatezza di “Mars” e la melodia azzeccata di “Venus”, particolarmente naif, oltre ad “Asteroid Belts”, in cui sembra di ascoltare un simpatico menestrello electro-pop vestito con una tuta spaziale. Nella lunga “Pluto” la traiettorie si fanno più ardite, quei cambi di tempo, in “Saturn” invece si intrecciano tastiere e campane di stampo natalizio, e “Neptune” sembra uscita dalla penna del Lennon solista. Cos’altro aggiungere? Che dovete essere per forza sulla sua stramba lunghezza d’onda, altrimenti potreste rimanere interdetti da questo autore che ama scrivere canzoni “alla maniera di”, ma che possiede la saggezza per aggirare bene l’ostacolo. Garantisce una netlabel coraggiosa e dal catalogo più che eterogeneo (oAxAcA, System Hardware Abnormal, Okapi) come Selva Elettrica, quindi siete avvisati.