JEAN-MARC MONTERA & FRANCESCO CALANDRINO, Idi Di Marzo
Discogs la definisce “non-music”, io invece la percepisco come musica tout court, ma tant’è… A parte tutto (magari prendo troppo sul serio certe definizioni, e faccio male), questo Idi Di Marzo (registrato in quel di Palermo il primo marzo del 2009) è chiaramente lavoro sperimentale in forma di cut-up, che va per la sua strada con convinzione e con modalità piuttosto anarchiche, d’altronde i due protagonisti si collocano perfettamente in quell’alveo che comprende noise, avant, elettroacustica e più in generale attitudine mai banale verso il complesso linguaggio dell’improvvisazione. Cinque pezzi (alcuni piuttosto lunghi) che sono altrettante variazioni su di un tema più o meno “centrale”, sempre a partire dai rispettivi strumenti: chitarra elettrica ed effetti per il transalpino, e clarinetto, manipolazioni e field recordings a bassa fedeltà (spesso spiazzanti) per il musicista siciliano degli Oper’Azione Nafta. Il risultato è una sorta di carcassa sonora che si anima ad ogni sussulto della sei corde del marsigliese, che ha un glorioso passato da sperimentatore (attivo dai primi Ottanta, è fondatore del GRIM, Groupe De Recherche Et D’Improvisation Musicales, e vanta prestigiose collaborazioni col nostro Eugenio Sanna e con Mike Cooper, Thurston Moore, Lee Ranaldo, Loren MazzaCane Connors). Calandrino da parte sua ci mette i “particolari”, cioè infarcisce l’insieme di suoni che completano la registrazione, assicurando eterogeneità e necessarie deviazioni di traiettoria a questo Idi Di Marzo, per esempio nel convulso incipit, o la seconda traccia (“Il Pasto Sotto L’Etere”), o l’incedere angoscioso con le frequenze disturbate e le nervose espettorazioni chitarristiche di Montera in “Idi”. Roba per orecchie allenate, è giusto precisarlo, e che recuperiamo volentieri, visto che è uscita già da qualche tempo.