Jazz aumentato: intervista a Giorgio Distante
È sufficiente scorrere i titoli dei brani di questo disco per afferrarne al volo l’urgenza. Meno Mondo Possibile, uscito a gennaio per il collettivo pugliese Desuonatori, è il secondo lavoro del trombettista e compositore Giorgio Distante, anche lui pugliese e più precisamente brindisino. Un disco urgente, dicevamo, perché si nutre di sottrazioni senza darlo a vedere ed elimina il superfluo ma non disdegna la varietà; in ultimo, perché – stando alle parole dello stesso Distante – la sua essenza giace nelle persone, nelle relazioni intrattenute o meno con il mondo là fuori.
Meno mondo possibile, sì, ma suggestioni in abbondanza: c’è un involucro jazzcore e c’è un cuore elettrico pulsante, c’è un’anima che improvvisa con il caso/caos e una mente che ragiona con i numeri. Come dei Painkiller meno cattivi e al netto degli stridori ben noti, che qua e là diano mostra di una gentile, inaspettata malinconia. Il merito di aver sfruttato al meglio un vocabolario di idee (questo sì) volutamente essenziale, va dato anche alla batteria di Dario Congedo e alla chitarra elettrica baritona di Valerio Daniele, quest’ultimo indaffarato alle live-electronics. E se la sei corde – distorta e nervosa, ma cattiva nelle intenzioni più che con l’istinto – è quanto mai lontana dalle vaste aperture alla Bill Frisell che Daniele ci ha fatto ascoltare nel Bestiario di Francesco Massaro, allora la tromba procede tra fraseggi ostinati ed echi confusi. Non di rado lascia in coda chilometri di suoni impuri, probabilmente ottenuti con l’ausilio delle diavolerie elettroniche in essa incorporate.
Perché quella di Distante non è una tromba normale, come tutte le altre, ma una Hybrid Electroacoustic Trumpet di sua ideazione, ovverosia una tromba ibrida, modificata, mutante. A vederla fa impressione, con questo ingombrante sistema elettronico che la avvolge quasi per intero e pare divorarla. Lo stesso Distante sembra parlarne con rispetto e (come recita il titolo di un brano) con somma devozione…
Ci racconti la genesi di Meno Mondo Possibile? Il titolo incuriosisce non poco…
Giorgio Distante: Meno Mondo Possibile è la raccolta di alcuni brani composti negli ultimi quattro anni: sono il suono del mio rapportarmi al resto del mondo. Il titolo è nato da un giro in macchina con Dario (Congedo, il batterista, ndr). Alla domanda “passiamo dal centro città o preferisci il giro lungo?”, la mia risposta è stata: “meno mondo possibile”. È anche la mia visione molto netta delle cose. La superficialità e in genere le immagini patinate mi mettono a disagio. Meno e meglio.
Io ci ho sentito delle influenze anche “pesanti”. Ad esempio potrei pensare a John Zorn, e quindi vederci una certa dose di anni Novanta e di crossover, di jazzcore…
Ascolto poca musica, ma quella che ascolto la sviscero in maniera psicotica. Ora che nomini John Zorn, ripenso ad alcuni ascolti fatti da ragazzino e non posso che darti ragione. Il termine “crossover” mi piace: nel mezzo di qualcosa…
D’altra parte, invece, sei più lontano dai ritmi drum and bass che abitavano il tuo precedente lavoro…
RAV, il mio lavoro precedente, risale a sei anni fa. Si trattava di un approccio diverso, essendo suonato interamente da solo con tromba ed elettronica. Per Meno Mondo Possibile avevo bisogno di affiancarmi ad altri musicisti, di sentirmi meno solo idealmente e su di un palco, quindi ho chiesto a Valerio e Dario di apportare il loro suono alla mia idea, e loro di musica ne hanno tanta da dare.
Ci parli di questa tua tromba ibrida? Come funziona? Il musicista americano Ben Neill aveva inventato qualcosa di simile un po’ di anni fa…
L’ideazione di questo strumento è cominciata per gioco. Volevo incorporare più possibilità sonore sulla tromba. Aumentare le possibilità dello strumento. Il cuore dello strumento è un Raspberry PI3 sul quale girano varie istanze di Pure Data, un sistema di programmazione modulare. Questo sistema processa in tempo reale il suono della tromba o quello di un synth esterno, o sé stesso. Trattandosi di qualcosa di nuovo, oltre a perfezionarlo ogni giorno devo anche imparare a ripararlo in caso di malfunzionamento ed è proprio questa la parte più affascinante del lavoro.
Tu, quindi, sei una specie di trombettista “aumentato”. Ti ci ritrovi con questa definizione e con gli orizzonti di senso che apre?
Aumentare la tromba vuol dire trascendere la monofonia, non accontentarsi delle ristrettezze fisiche dello strumento. Ci sono vari trombettisti che si muovono nel campo degli hyperinstrument e degli strumenti aumentati, tutti con idee e risultati ben diversi. Tra questi Ben Neill con la Mutantrumpet, Hans Leeuw con la Electrumpet, Sarah Belle Reid col sistema MIGSI. Andateli a cercare. Per quanto mi riguarda, la mia tromba è aumentata di peso.
Andiamo indietro nel tempo. Perché proprio la tromba? E quali sono i tuoi punti di riferimento tra i grandi dello strumento?
Ho iniziato a suonare il clarinetto a cinque anni. Poi il pianoforte. Mia madre mi chiese se volessi suonare l’ottone. Si trattava solo di un paio d’ore in più a scuola nel pomeriggio. Questo non avrebbe tolto molto tempo alla mia grande passione per i LEGO, quindi risposi di sì. Lei mi avrebbe voluto vedere in qualche banda della Marina o dell’Esercito, o qualcosa del genere. Evidentemente le cose non sono andate come avrebbe voluto la mamma. Negli anni ho ascoltato moltissimo e tra gli altri Clifford Brown, Booker Little e Kenny Wheeler. Sono stato influenzato anche da tanta musica elettroacustica e concreta, dai pionieri ai contemporanei: penso a Karlheinz Stockhausen, Paul Dolden, Luigi Ceccarelli.
Mi ha molto colpito la descrizione che dai della title-track: “Non scendo in piazza, non manifesto, ma sto zitto e medito”. È una presa di posizione per niente scontata, al giorno d’oggi…
Non ritengo che la mia presenza in un posto, in un luogo, possa fare la differenza o sia necessaria, se la differenza viene fatta dal numero di persone presenti. Preferisco cercare soluzioni personali a questioni sulle quali posso effettivamente agire ottenendo un risultato.
Domanda di rito. Quali dischi girano nel tuo lettore cd, di recente?
Di recente ho ascoltato l’ep “Remedy” della band Son Lux. Eccellente.