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JASON W. WALTON, Mara

JASON W. WALTON, Mara

Jason W. Walton è conosciuto ai più per il suo ruolo storico negli Agalloch, ma fin dai tardi anni Novanta lo troviamo in realtà associato anche a una manciata di progetti paralleli. Tra questi il suo lavoro come solista è rimasto ancora più in ombra, forse per il carattere intimo che ne sta alla base, di conseguenza non ci sorprende che il musicista americano sia tornato solo ora con un nuovo disco, a distanza di circa dieci anni dalla sua ultima uscita ufficiale (all’epoca sotto il nome Nothing). Mara è sviluppato lungo due tracce per undici minuti di durata complessiva e si conforma secondo i canoni della dark ambient più ripulita, con qualche impressione noise a distorcere un po’ il tutto. L’atmosfera ricercata è di un tipo preciso, lugubre e palpabile, ma molto diretta nel modo in cui viene proposta, e si fonda sulle sensazioni provate da Jason durante gli episodi di paralisi del sonno di cui ha sofferto in passato. Nel primo pezzo appaiono quindi campionamenti e dilatazioni elettroniche, oltre che dei drone dalle sfumature diffuse, e si procede con tono pacato senza raggiungere particolari momenti acuti; il secondo invece si dimostra in qualche modo più aggressivo, tra grida filtrate ed effettistica di stampo industrial, giocando molto su gradi di tensione che comunque non escono mai dal controllo della mano esperta di Walton. In generale è un lavoro sicuramente più conciso di certi simili esperimenti, e il concept di fondo aiuta a inquadrarlo un po’ meglio, ma il discorso non viene esplorato abbastanza per garantire la giusta immersione. Attenderemo qualcosa di più esteso.