JAPANDROIDS, Near To The Wild Heart Of Life
C’erano una volta gli esordienti Brian King e David Prowse, intervistati dal sottoscritto su altri lidi telematici. Siccome apprezzavo l’oscurità dei loro pezzi rock stile Replacements ancora più scassati, chiesi se fosse tutto voluto. I due risposero, un po’ delusi, che la “patina nera” delle canzoni dipendeva da carenze tecniche in fase di registrazione e difficoltà monetarie, in quanto – fosse stato per loro – meglio sarebbe stata una produzione bella scintillante, che avrebbe fatto risaltare le potenzialità pop della loro musica e quelle da “inno da stadio” dei loro pezzi. Cinque anni fa, con Celebration Rock, la strada intrapresa era la classica via di mezzo, riuscita e gaudente.
Finalmente, con questo Near To The Wild Heart Of Life, i Japandroids raggiungono quell’obiettivo: produzione scintillante, mix pulito, chitarre crasse e otto pezzi da urlare in un’arena insieme a milioni di persone. Scherzo, in realtà rimane tutto nei loro sogni, perché per realizzare anthem servono capacità, animo e muscoli, mentre in questo caso il vestito buono non basta a raggiungere il traguardo agognato. Non che si tratti di un disco da bocciare in toto (la noiosa “Arc Of Bar” sì): siamo sempre nell’ambito di un buon classic indie-rock, dalle venature emo-core o shoegaze, ad esempio la title-track e “I’m Sorry (For Not Finding You Sooner”), e con discrete impennate là dove la foga lascia posto al mestiere, ascoltare pezzi come “True Love And A Free Life Of Free Will”…