Jambinai: attraverso Oriente, Occidente, epoche e generi
Su YouTube c’è il video della chiusura dei giochi olimpici invernali del 2018, che si sono tenuti in Corea del Sud. Ci sono tantissime suonatrici di geomungo (una specie di zither primitivo) disposte in cerchio. Cominciano a suonare in modo molto perentorio quello che potrebbe essere un giro di basso dei Godflesh, seguendo anche una coreografia come solo gli orientali-maledetti-disciplinatissimi sanno fare. Dal mezzo del cerchio sale un palco come se fosse un ascensore: sono i Jambinai, carichissimi: non è Wrestlemania ma sembra che da un momento all’altro stia per entrare Seth Rollins col boato del pubblico. La musica di questo gruppo anzitutto fomenta: qualcosa che oscilla tra post-rock e post-metal, integrato da voci e anche da strumenti che appartengono alla storia coreana (piri, geomungo, haegeum). “Integrato” non è un termine casuale, nel senso che questi musicisti non si limitano ad aprire ogni tanto una finestra sul loro folk per divertire noi occidentali come se fossimo allo zoo, ma tessono vere e proprie trame in cui legno, pelle ed elettricità si parlano. Forse è per questo – e non solo per la loro esoticità – che suonano tranquillamente a festival di primo piano come Coachella e Primavera Sound. ONDA (“vieni” in coreano, ma è inteso proprio anche come “onda” in spagnolo e in italiano), terzo disco della band per Bella Union di Simon Raymonde, è nervoso, emotivo, potente, ma passa per frangenti ascensionali e melodici, ed è benedetto da suoni “altri” che gli passano attraverso e a volte lo innervano, dandogli sempre sfumature inedite, almeno per noi. I coreani, invece, parlano di “fusion”, ma per capire certe cose occorre indagare non fare troppe speculazioni…
Avete formato i Jambinai quando eravate studenti di “musica tradizionale”. Adesso suonate ovunque nel mondo. Ve lo aspettavate?
Lee ll-woo (chitarra e piri): Sì, ero sicuro della mia musica e pensavo che fuori dalla Corea avrei trovato tanti ascoltatori. Molti coreani non apprezzano la nostra musica perché qui il rock non è popolare, ma ad europei e americani il post-rock piace. Sì, insomma, me l’aspettavo. Magari giusto un po’ meno Paesi, un po’ meno concerti e un po’ meno gente…
Come tutti sanno, utilizzate anche strumenti tradizionali coreani. Mi interessa particolarmente l’haegeum, per via del suono e perché in Europa non mi pare abbiamo niente di simile. Che cosa mi potete raccontare di questo strumento? E della vostra relazione con questo strumento?
Kim Bo-mi (haegeum): L’haegeum è fatto con due corde di seta, l’archetto con crine di cavallo. Non ha tastiera, quindi tutto dipende dalla sensibilità del performer una volta che lo suoni. L’haegeum è arrivato dalla Cina circa mille anni fa, ma è stato cambiato secondo lo stile coreano. In Cina si chiamava erhu, ma le corde erano di metallo e la cassa armonica di pelle di serpente, quindi il suono è completamente diverso. Anche la tecnica per suonarlo è diversa. Con l’ehru devi solo toccare le corde come col violino, mentre con l’haegeum devi impugnarle. Il suono del mio strumento è più potente e primitivo. È molto utile per rendere unico il suono dei Jambinai.
Non sapevo davvero nulla dell’Haegeum quando iniziai a studiare musica tradizionale coreana. All’epoca pensavo solo fosse bello, ed è per questo che lo scelsi. Però si tratta di uno strumento sensibile e nervoso, così fu difficile per me adattarmici, avevo solo quattordici anni. Mia madre diceva sempre che ero cambiata, diventando più nervosa nel momento in cui avevo iniziato con questo strumento. Adesso non lo dice più…
Come ho detto prima, avete suonato ovunque. Avete condiviso lo stesso palco con tante band europee e statuintensi. Che avete imparato da loro? Nel corso dei vostri tour avete mai incontrato un artista o un gruppo che vi aveva influenzato da ragazzi?
Lee ll-woo: Nel 2016 abbiamo suonato all’Hellfest e io sono un grosso fan dell’hevy metal. C’erano tanti musicisti metal nelle sale dedicate agli artisti, quindi per me è stato entusiasmante. Abbiamo anche incontrato i Mono e i Tricot in Europa, così abbiamo invitato i Mono a Seul per uno show insieme, e sono arrivati pure i Tricot da Kyoto. Quando sei in tour, l’agenda è densa, quindi hai poche chance di vedere altri artisti, ma sono sempre felice di vedere i loro concerti o incontrarli.
Siete su Bella Union. Bella Union pubblica grandi cose (Mercury Rev, Beach House, Spiritualized, Marissa Nadler…). E un grande artista gestisce Bella Union: Simon Raymonde dei Cocteau Twins. Come siete entrati in contatto con quest’etichetta?
Sin da quando abbiamo iniziato a suonare in Europa abbiamo pensato che sarebbe stato bello se chiunque avesse potuto comprare la nostra musica o incontrarla senza fatica. E quando non stavamo in tour, pensavamo che sarebbe stato bello se le persone avessero potuto trovare i nostri dischi nel negozio della loro città. E poi volevamo andare di più in giro per il mondo. Quindi abbiamo cominciato a cercare un’etichetta con cui poter lavorare su queste cose e io sono stato molto fortunato a incontrare Simon.
Delle nostre conoscenze hanno raccomandato a Simon di assistere alla nostra performance a Barcellona nel 2015, quando lui ci ha visto per la prima volta. Da lì in poi già 3 album sono stati pubblicati da Bella Union.
Il titolo del vostro nuovo album è ONDA. “ONDA” è anche l’ultima traccia del disco. Secondo me, è una delle vostre migliori, perché strumenti tradizionali e “rock” suonano come una cosa sola. Finalmente due mondi differenti diventano uno solo. Quanto è difficile per i Jambinai suonare come una sola band e non come due diverse (una con strumenti di legno e una con strumenti elettrici)?
Suono musica tradizionale dal 1995 e la chitarra dal 1998. Il rock e la musica tradizionale mi sono familiari, dunque per me non è difficile scrivere i pezzi. Però bilanciare i suoni è difficilissimo. Gli strumenti tradizionali hanno un volume tenue, chitarra, basso e batteria no. Quindi è importante trovare un sound engineer che possa controllare bene questo aspetto. Il nostro The Cho è il migliore in giro. Siamo fortunati ad averlo con noi.
ONDA è potente. Esplode. Avete un sacco di energia. Sembra che siate molto rabbiosi, ma forse mi sbaglio, perché non mi è sempre facile capire come gli orientali si sentano. Siete arrabbiati? O provate emozioni diverse quando fate la vostra musica?
Gli orientali provano le stesse cose degli occidentali. Ovviamente ho scritto quest’album con molta energia. Se senti la rabbia, allora senti la rabbia, o se sei felice o triste, sentiti solo come ti vuoi sentire. Per dirti la verità ho suonato pensando anche cose come “spero che il pubblico compri il merchandise dopo lo show” oppure “sono stanchissimo, ho bisogno di birra”.
Qui in Europa i giornalisti vi paragonano a band come Mogwai, Sigur Rós, Explosions In The Sky… Ha senso per voi? Secondo me state diventando più pesanti di questi gruppi. Ascoltate band come Neurosis, Isis o Cult Of Luna?
Allora, Mogwai, Sigur Rós, Explosions In The Sky Neurosis, Isis, Cult Of Luna o anche altre band sono tutte influenze su di me. È semplicemente un onore per me essere paragonato a questi gruppi.
In Corea molte persone – nel nostro caso – parlano di musica tradizionale fusion. Però io preferisco essere definito post-rock o post-metal. Quindi mi fa felice ogni collegamento con band post-rock o post-metal.
In Europa conosciamo bene almeno due musiciste sudcoreane. Una è Okkyung Lee, una violoncellista. Ora vive a New York e lavora con grandi nomi americani del jazz (e non solo). L’altra è Park Jiha e ha firmato con Glitterbeat: la sua musica mischia folklore coreano, minimalismo, jazz. Le conosci? Ci sono band/artisti coreani che dovremmo conoscere?
Non conosco bene Okkyung Lee, mi spiace, ma so chi è Jiha: ci siamo diplomati sullo stesso strumento (direi il piri, l’oboe suonato da entrambi, ndr); lei, che è più giovane di me, ha frequentato le mie stesse scuole, ma poi abbiamo finito l’Università negli stessi anni, perché io in mezzo ho fatto il servizio militare.
Ti suggerisco 49morphines e Combative Post, due hardcore band coreane che stanno per pubblicar quest’anno. In entrambe suono la chitarra…