ISTVAN, Istvan
La caratura di un gruppo come gli Istvan si vede da quello che sono stati in grado di sfornare in questo vinile. Il giovanissimo terzetto di Forlì ci porta in un lungo viaggio lisergico a base di psichedelia raffinata ed elettrizzante. Una cavalcata fatta di melodia, scariche elettriche, assoli fulminanti, attraverso spazi sconfinati il cui unico limite è la fantasia. Lasciatevi prendere per mano in un percorso che frantuma tutte le barriere spazio-temporali per immergervi in un universo parallelo, distaccato da tutto ciò che la comune realtà vi fa vivere ogni giorno. Un suono caldo, avvolgente, vi rapirà, mentre altre dimensioni si apriranno nella vostra testa, facendovi provare sensazioni nuove e fresche. La magia che esce da questi solchi è pura poesia, un perfetto connubio tra dolcezza e virulenza. La voce è usata come contorno, come se fosse una eco lontana: a farla davvero da padrone sono gli strumenti, suonati in maniera virtuosa e con quel piglio che sta a mezza via tra una torrida jam session nel deserto e il richiamo delle montagne. È proprio questa la forza della band: l’aver saputo tradurre in musica l’incontro tra rocce arse dal sole e caldo infernale con la freddezza di una foresta sferzata da un vento gelido, in un binomio che trascende ogni tipo di catalogazione. La chitarra fraseggia in modo delicato, pennellando l’armonia leggiadra di un tramonto nel deserto, per poi sprigionare una forza improvvisa, come una bufera di neve che ti coglie all’improvviso. Il drumming è possente e monolitico, frusta i pezzi in maniera furibonda, conferendo un tono mistico a questo lavoro, come se fosse uno sciamano che scandisce un rituale antico. Il basso è il collante che tiene insieme il tutto e allo stesso tempo ingloba le sonorità degli Istvan, come un antico tempio inglobava le preghiere e i simboli messianici di popolazioni ormai scomparse e la cui eredità si è persa nel vento. Su tutto troneggia il fisico e religioso Silesio, figura misteriosa e affascinante. A corredo troviamo una grafica essenziale ma molto curata, con la copertina a opera di Sabbione (il batterista) a fungere da portale attaverso il quale accedere. Il primo sigillo del cerchio magico è stato rotto.