Irregolare per natura, le musiche assurde di Francesco Calandrino

Gli Oper’Azione Nafta dovreste conoscerli bene, ormai: ce ne siamo occupati a più riprese negli anni passati, compresi alcuni progetti solisti di un paio di loro. Uno di essi, Francesco Calandrino, ora torna con due dischi (per uno di questi prosegue la collaborazione con la pugliese Hysm?), uno in solo (ma scopriremo che non è proprio cosi…) e uno con quel folle di Kevin Shea dei Talibam!.

La natura selvaggia del suono…

Shea e Calandrino riappaiono col nome di UNTT350, la cui prima testimonianza, Nude Long Hugs, uscì tre anni fa circa. Questa volta l’album si This Inbred Species, The Hippobluntommyling e, se li conoscete, già sapete cosa c’è da aspettarsi: blob impro-qualcosa tra il sublime e il ridicolo, penso all’harshcore-mattanza di “Sergio Endrigo + K”o alla tosta “Titans Vs Titopu Ente” (dai, che questa è facile da capire…) e via elencando. Se la musica è solo strumentale, i titoli si fanno sempre più provocatori e costruiti a mo’ di breve storia folle. D’altronde fare un disco pop per loro non credo sia un’impresa semplice (Shea ci provò anni fa alla sua maniera con un gruppo folle a nome Puttin’ On The Ritz, un disco irrreale, Bangin’ Your Way Into The Future, insieme all’intera riproposizione nientemeno che di White Light / White Heat dei Velvet Underground…). I due decidono di andare sul sicuro uscendosene col solito malloppo di stramberie sistemate alla bell’è meglio, giungendo a una sorta di free-jazz stellare e naturalmente storto in “Frana Terze”, vero apice del cd. A conti fatti, l’insieme trova miracolosamente un senso e una sua coesione stilistica.


Radio-frequenze dei morti resuscitati

Calandrino ci teneva parecchio a farmi scrivere di quest’altro lavoro, autoprodotto e in origine uscito nel 2013, ma da poco disponibile in cassetta per la finlandese Lal Lal lal (su Discogs ne troverete traccia). In Varie/Azioni egli utilizza e/o si fa aiutare da nomi oggettivamente prestigiosi, li elenco tutti: Rhys Chatham, il percussionista inglese Mark Sanders, Thollem Mc Donas, Gino Robair e Xavier Charles. Chiaramente sono le solite, frammentarie elucubrazioni, tra concretismi spinti a forza nel suo sax multiuso (“Senza Squitti”) e i disturbi e le radiofrequenze col pianismo affogato nel consueto e cervellotico mare-magnum sonoro (“8”). Si tratta, come detto in passato, di quella che alcuni amano definire non-music, non a torto, dato che vengono evitate come la peste una qualsiasi forma di consequenzialità e costruzione armonica unite alla piacevolezza d’ascolto. Queste realizzazioni vanno interpretate più come delle personalissime sonorizzazioni, tutto qui. La musica improv, nel bene e nel male, è proprio questa, una continua sfida al senso della musica stessa (delle musiche in generale). Non deve perciò meravigliare che a volte possa venire percepita come linguaggio ostico, proprio in virtù di un’evidente difficoltà di fruizione. Coraggiosi fatevi avanti…