RAFAEL ANTON IRISARRI, A Fragile Geography

RAFAEL ANTON IRISARRI, A Fragile Geography

Rafael Anton Irisarri, conosciuto anche come The Sight Below, è un sound artist eclettico, figlio della sua epoca, che in carriera ha unito ambient, field recordings, elettronica, pianoforte, minimalismo, shoegaze e in un certo senso persino il pop. I lavori a suo nome (ho una preferenza per Reverie, nel quale presenta una sua versione di “Für Alina” di Arvo Pärt) sono di norma più ambient e placidi. Con A Fragile Geography (e con l’ep Will Her Heart Burn Anymore di fine 2014, direi) le cose sono cambiate, perché Irisarri ha preso un treno in faccia: nel trasferirsi da Seattle a New York è stato derubato di tutto il suo equipaggiamento e dei suoi effetti personali. Ha dovuto ricominciare da capo in ogni senso. Questo si è riverberato con forza sul suo nuovo album, che con altrettanta potenza butta fuori un grumo di emozioni (rabbia, dolore, volontà di reazione). Non è un caso che il pezzo più discusso, posto quasi al centro del disco, direi non a caso, sia “Empire Systems” col suo crescendo di synth: di solito, come già scrivevo, Irisarri aveva un andamento orizzontale, le acque dei suoi album erano chete e malinconiche, mentre qui – pur in qualche modo restando nei canoni del minimalismo – la marea monta, ed è emotivamente devastante. Vista in un altro modo, se consideriamo il suo attuale operato sulla Room40 di Lawrence English un trittico sul paesaggio (The North Bend e The Unintentional Sea hanno a che fare con luoghi ben precisi), A Fragile Geography è quello che guarda molto a quello interiore. In ogni caso “Empire Systems” è una delle tracce di questo 2015 che mi porterò appresso per parecchio tempo. Anche il resto del disco sembra essere più melodico e “pieno” dei suoi predecessori, tanto che English nel comunicato stampa parla di “maximal minimalism”.

Se conoscete la produzione di quest’uomo, rimarrete in parte stupiti dallo scarto col passato, mentre immagino che non vi sorprenderà il fatto che lui sia così bravo. Se non lo conoscete e decidete di partire da qui andando a ritroso, forse a un certo punto vi sembrerà che manchi qualcosa. Da avere.

P.S.: in digitale esiste anche un “companion ep”, intitolato Unsaid, che consiste in una traccia di quasi mezzora divisa in tre parti. Non ho avuto l’immediata percezione del capolavoro come per A Fragile Geography, ma ci troviamo sempre su buoni  livelli.