IOSONOUNCANE, Jacopo Incani
Veloce botta e risposta con Jacopo Incani, in arte Iosonouncane. Si è parlato molto del suo ultimo disco, e noi non ci siamo fatti sfuggire l’occasione di contattarlo mentre era impegnato tra una data e l’altra in giro per la Penisola. Buona lettura.
Ciao Jacopo. Devo subito confessarti che non sono un assiduo frequentatore di mondi “pop” (sto chiaramente semplificando). Li trovo troppo spesso affollati da artisti (o pseudo-tali) che si cospargono di sicumera o di cinismo malcelato in paroloni come “amore”, “impegno politico”… Per me rappresenti un’eccezione, dovevo dirlo. Insomma, quando ti guardi attorno anche tu vedi “colleghi” che propongono cose noiose, e fai come me e storci un po’ il naso, o la cosa non ti interessa più di tanto?
Jacopo Incani: È inevitabile che io finisca per esserne informato, ma sinceramente non mi appassiona e non mi riguarda.
Mi incuriosisce il fatto che non ti sei accontentato di scrivere delle “canzoni” (cosa mai facile peraltro), ma hai anche pensato a un “suono”, e che per esempio hai coinvolto anche uno come Paolo Angeli, artista che appartiene a un mondo piuttosto lontano da quelli al quale sei associato di solito.
In realtà mi sono sempre interessato di suoni e suono. Ne La Macarena Su Roma questo era poco evidente o forse ancora acerbo, e la componente lirica ha finito col prendere il sopravvento. Questo ha fatto sì che io venissi associato a un mondo che in realtà mi è solo marginalmente familiare. La collaborazione con Paolo è nata da una sua idea, ed è stata estremamente naturale, giusta. Ha enormemente impreziosito il disco e ne vado molto orgoglioso.
Ti faccio un po’ di nomi e di suggestioni, so che il giochetto è un poco odioso, ma va fatto, anche per capire un minimo certe influenze sui singoli pezzi. Eccoli: Lucio Battisti, Lucio Dalla, Piero Ciampi, e Bologna e la Sardegna. Quanto di tutto ciò è presente nella tua musica?
Dalla e Battisti lo sono innegabilmente e in modo marcato. Adoro entrambi e fanno parte del mio bagaglio di ascolti da sempre. Amo anche Ciampi, ma non pensavo potesse percepirsi fra le influenze. La Sardegna c’è perché è la Sardegna ad aver formato il mio sguardo e ad aver regolato il mio rapporto inconscio col vivente. Bologna è una seconda madre: mi ha accolto dandomi la possibilità di allargare e affinare questo sguardo.
Vorrei sapere cosa ti ha spinto veramente a fare musica, e quali sono stati i tuoi ascolti, quelli che ti hanno formato come musicista.
Alla prima domanda non so onestamente rispondere. La prima grande impronta, quella che ha determinato l’architettura di base all’interno della quale ho poi inserito tutti gli ascolti successivi, è venuta dalla psichedelia di metà anni Sessanta: ancora resiste in cima alle mie preferenze.
Ti ho visto a Torino al Blah Blah, ed ho notato che nonostante i problemi tecnici hai tenuto botta. Devi essere un tipo particolarmente dotato di pazienza, o fai consciamente finta di esserlo?
Tengo a precisare che i problemi tecnici non dipendevano dal locale, sempre impeccabile dal punto di vista tecnico e organizzativo. Era una delle primissime date del tour, e ancora dovevo oliare alcuni passaggi, fare miei alcuni automatismi. Ho diverse macchine davanti, e cerco di usarle fino al limite delle mie possibilità fisiche. Lo stesso approccio riguarda voce e canto. Comunque no, non sono una persona paziente, ahimè.
E poi, parlami di misantropia e ironia amara. Sono sentimenti/modi di comportamento che tendo ad associare alla tua persona…
L’umorismo dei sardi è estremamente crudo e cinico, e credo che l’ironia amara che percepisci provenga da lì. Per quanto riguarda la misantropia: a me gli esseri umani piacciono e interessano profondamente. Tutta la mia scrittura è rivolta ad indagarne la dimensione esistenziale, il legame che li tiene uniti. Ma sono anche un solitario e provo un’istintiva avversione per le folle. Non amo andare ai concerti o nei locali, non amo trovarmi in contesti affollati o partecipare a manifestazioni e raduni. Preferisco passare il mio tempo da solo o con pochissime persone.
Immagino che continuerai a suonare per la penisola e ti imbatterai in mille diverse situazioni. Sei anche uno che non perde mai l’occasione per pensare a quanto la società (soprattutto le persone che ne fanno parte) ci faccia spesso star male. Ho compreso bene il tuo modo di “vedere” il “mondo”?
Non saprei. Sinceramente non ho ancora capito quale sia il mio modo di vedere il mondo.
Come è stato accolto DIE rispetto a La Macarena Su Roma? Sai se quelli che ti seguono sin dagli inizi hanno continuato a farlo, o sono rimasti spiazzati da questa sterzata stilistica?
È stato accolto molto bene e come un grosso passo in avanti. Non so chi siano quelli che mi seguono sin dagli inizi, e non so come abbiano reagito davanti a DIE. Se dicessi di saperlo farei un’operazione offensiva nei confronti di tutte quelle singole persone. In ogni caso non è un mio problema: non si può e non si deve piacere a tutti.
Ci sono progetti (di vita e artistici) per il futuro, o pensi ad andare avanti di giorno in giorno?
Ho in mente un po’ di cose, ma è ancora presto per parlarne.