IOSONOUNCANE, Die

Die

Dimenticare La Macarena Su Roma e considerare l’universo. Non è per snobismo (per carità), è che il nuovo lavoro di Jacopo Incani non propone “canzoni”, ma un flusso di suoni e musiche di tutti i mondi. Luce e ombra a braccetto tra ghirigori assolati (“Stormi” è sospinta da una “anima latina”) e tensioni elettroniche, sample di cori sardi ed esplosioni di sintetizzatori a mimare un krautrock che si scioglie d’amore per incursioni funk, mentre vettori sghembi, il cui modulo è dato da mantra psych, danzano in gonnellini fluorescenti. Die non concede appigli e richiede attenzione totale, nonostante sia capace di instillare piacere anche con pillole d’ascolto che potranno forse diventare una cura per la monotonia. Secondo le intenzioni di Jacopo, Die è la storia di un uomo che rischia di morire in mare, mentre una donna, dalla terra, ha paura che la tempesta in corso possa portarlo via. Più precisamente è il racconto dei loro pensieri in una manciata di secondi, racconto strutturato in sei parti, con due brani corali in apertura e chiusura e quattro brani centrali in prima persona, due per ognuno dei protagonisti. Ognuno vi potrà scovare il viaggio della propria vita, la morte delle speranze così come il loro rinascere. Affonderanno convinzioni con altre pronte a sostituirle, cervello, cuore e stomaco saranno una sola cosa protesa all’estasi d’ascolto, un’oasi in mille deserti troppo caldi, un bagno salutare nel liquido informativo del creato e del creare stesso. File under: musica totale.