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Into The Abyss, 7/11/2015

Narrenschiff

Recanati, Circolo Dong.

Titolo più appropriato per l’evento organizzato al circolo Dong non poteva esserci: le tre band presenti hanno dato la loro personale descrizione del termine “abisso” in modo convincente e al contempo sono riuscite a dimostrare come non esista in materia un approccio più valido o ficcante degli altri.

A partire dai tre Narrenschiff, che – col loro stoner a cavallo tra ortodossia e declinazioni spurie – hanno offerto un set potente e a fuoco basato sulla centralità del riff e sulla costruzione di brani solidi, ma sempre dotati di una buona dinamica interna. La scelta di far aprire le ostilità proprio a loro si è rivelata il modo ottimale per simulare una progressiva discesa nell’oscurità, vista una scrittura che prende il “la” dalla classica canzone rock irrobustita a dovere e poi la espande per ottenere una vera e propria celebrazione del volume e della distorsione.

02-The-Haunting-Green-07

Dopo i Narrenschiff gli Haunting Green hanno continuato a sprofondare con una decisa sterzata verso il buio, fatta di contaminazione tra doom, sludge, ambient e tanta voglia di spingersi al di fuori degli schemi usuali. Nonostante qualche problema con le spie sul palco, il duo ha colpito nel segno e ha ribadito quanto di buono da noi già segnalato in sede di recensione, questo per merito di una miscela pesante (mai però fine a se stessa) in cui le varie componenti vanno a donare la giusta freschezza all’effetto d’insieme. Difficili da paragonare ad altre realtà, gli Haunting Green anche questa volta sono apparsi come uno di quei progetti da cui è lecito aspettarsi parecchio.

03-Void-00--07

Ai Void 00 è toccato il compito di chiudere la serata, cogliendo l’occasione per presentare il disco appena uscito in collaborazione con Shove e Dio Drone: la loro è una proposta che prende mondi apparentemente distanti e li fa collidere con un esito del tutto particolare, si parte infatti dal postcore e dal funeral doom per creare un universo sonoro in cui la voce assume il ruolo di cerimoniere per un rituale che va a toccare i recessi meno rassicuranti della psiche umana. La sensazione lasciata a fine concerto è stata quella di una formazione che vuole mettersi in gioco e non ama troppo porsi dei limiti, come dimostrato anche dal nuovo brano presentato in questa occasione, il che rende aperte le porte a ulteriori sorprese e ci lascia con la curiosità di vedere come il tutto si svilupperà.

Per finire in bellezza, chiacchiere, bevute e buona musica in sottofondo. Ancora una volta il Dong è riuscito organizzare una serata ricca di spunti interessanti e sonorità meritevoli di attenzione, ce ne fossero.