INTEGRITY, For Those Who Fear Tomorrow
Per il sottoscritto quest’album è qualcosa di assolutamente inarrivabile. Ora lo possiamo riassaporare in una nuova veste, rimasterizzato in occasione dei suoi 25 anni. Gli Integrity se ne escono nel 1991 con un lavoro che influenzerà in maniera pesantissima la nascita del metalcore e blackened hardcore, una mostruosità che si nutre degli incubi peggiori che mente umana possa concepire. La band prende il culto della Chiesa Del Giudizio Finale, il pensiero filosofico e deviante di Charles Manson e lo fonde con la scuola hardcore giapponese di gruppi come G.I.S.M. e quella americana di gruppi come Negative Approach. Il risultato? Un platter che ancora oggi suona fresco e demoniaco come se fosse stato scritto un mese fa. Nei brani che compongono questo capolavoro, circondati da un’aura di misticismo e mistero, gli elementi terreni si fondono con quelli ultraterreni. Una simbologia opprimente è utilizzata in modo massiccio, dalla copertina fino ai richiami apocalittici dei testi, tutto è creato per catapultarvi in un multiverso dal quale uscirete stremati. La voce di Dwid, grande guru e mente dietro al gruppo di Cleveland, è un urlo straziante in cui lui riversa i propri peccati. Il riffing di chitarra è monumentale e nella sua basilarità fonde perfettamente l’irruenza dell’hardcore con la precisione del metal. Gli assoli di Aaron Melnick sono al fulmicotone, il drumming è secco, preciso e molto potente. Quello che mi ha sempre colpito di For Those Who Fear Tomorrow è proprio come sia eseguito con eleganza e semplicità estreme. Pezzi come “Micha”, “Diehard”, “In Contrast Of Sin” (ripresa dal debutto del 1990 in 7” sotto Victory Records) sono la storia, punto e basta. Alla fine si giunge spossati al capitolo conclusivo, quella “March Of The Damned” durante la quale a un certo punto Dwid urla “Mother, Take Me Back!”, il che suona come una supplica per poter tornare a casa dopo aver passato le pene dell’inferno. Mi fermo qui. Questo è un monumento e va studiato nei minimi dettagli. Holy Terror.