Insect Ark, è urgente vivere

Long Arms è il suo secondo ep, in vinile. Il suono si basa principalmente su di una chitarra lap steel, al solito affiancata da vario equipaggiamento col quale Schechter crea loop, percussioni ed effetti vari, senza dimenticare il suo basso, che può suonare una volta che ha messo in moto perpetuo ogni strato della sua musica. Così nel 2014 inizia la storia d’amore tra Dana Schechter e The New Noise. Nel 2015 esce il debutto Portal / Well, che la vede agire per 42 minuti solo strumentali che ancora permettono di chiamare in causa gli Earth come riferimento, ma anche i Bohren & Der Club Of Gore. In questo periodo Dana imbarca la batterista Ashley Spungin e finisce su Profound Lore nel 2018, sviluppando ancora di più uno stile personale, spesso metal senza essere metal e senza l’assetto del metal, dato che i pezzi combinano basso, batteria, lap steel e synth, col primo abbastanza protagonista. Arriviamo al 2020, siamo ancora su Profound Lore, ma al posto di Spungin c’è Andy Patterson, ex Subrosa: The Vanishing è sempre strumentale, ma si percepisce un avvicinamento alla forma canzone. Balzo al 2024 e troviamo Dana addirittura con Tim Wyskida dei rinati Khanate. Va detto che non è il primo Khanate con cui interagisce, dato che per un periodo è stata negli Gnaw di Alan Dubin. Considerato poi che ha da poco concluso il tour con l’ultima incarnazione degli Swans (Gira se la ricordava dai tempi degli Angels Of Light), è quasi inimmaginabile trovare una coppia più abituata di questa a volumi devastanti e pezzi con la forza di gravità di Giove, quindi ci si aspetta molto dolore. Invece in Raw Blood Singing prevale ancora di più la forma canzone, con lei che torna alla voce dopo una vita e senza averlo mai fatto a nome Insect Ark. Ciò che io sento in questo disco è l’heavy sound di questi ultimi vent’anni che torna a far visita ai Novanta del secolo scorso: detta così sembra che qui dentro ci sia tutto e il contrario di tutto, invece abbiamo a che fare con un album coeso, dark, melodico, molto denso e con una punta di psichedelia, con due o tre pezzi che rimangono più facilmente in testa perché li puoi cantare. Dieci anni dopo il primo incontro, insomma, l’amore non è finito, ecco perché ho chiesto ai miei amici francesi di Debemur Morti il permesso di scambiare due parole con i “nuovi” Insect Ark.

Dopo anni di lockdown, è strano leggere che due americani si sono incontrati a Berlino per poi registrare un album in Grecia per un’etichetta francese. Com’è successo e perché?

Tim Wyskida (batteria): In realtà io e Dana ci siamo incontrati più o meno dieci anni fa a New York, e siamo amici da quella volta. Sempre a New York abbiamo unito le forze per due performance improvvisate, questo prima della pandemia. Dana era in tour europeo quando la pandemia ha colpito e ha deciso di fermarsi a Berlino, fino a che non ha proprio deciso di restarci. Alla fine di tutto, io ho traslocato a Berlino per lavorare con vari gruppi, uno di questi era Insect Ark. Abbiamo fatto un breve tour e suonato per festival europei. Il live era costituito da vecchi pezzi, ma io e Dana contemporaneamente lavoravamo a nuovo materiale per tutto il tempo. Quando ci siamo sentiti pronti per registrare, il nostro manager di quella volta, Nikos Giagkoudakis, ci ha molto raccomandato gli Unreal Studio di Atene. Siamo volati giù e abbiamo passato un mese a realizzare il grosso del disco, con Nikos in veste di co-produttore. Quando abbiamo finito il tracking, abbiamo parlato con un po’ di etichette. Una di queste era la francese Debemur Morti. Ci piacevano molto la cura e il lavoro che mettevano nelle loro pubblicazioni e in generale, ed eravamo d’accordo sulle cose fondamentali. Per farla breve, io e Dana abbiamo passato le nostre vite correndo in giro per il pianeta per suonare. Ora che abbiamo unito le nostre forze, la cosa è diventata naturalmente una “operazione internazionale”

Avete spedito il disco a Colin Marston e James Plotkin negli Stati Uniti. Dato che siete entrambi due musicisti con esperienza, vorrei sapere da voi perché così tante band lavorano con quei due geni. Sono passati tanti anni, ma rimangono ancora la prima scelta di molti…

Tim Wyskida: Considero la realizzazione di un album, dallo scriverlo all’arrangiarlo, al tracking, al mixing e al mastering, come una serie molto lunga di tante, piccole decisioni. Se un certo numero di queste è sbagliato, il risultato non sarà soddisfacente. È facile perdere la rotta. Io e Dana, almeno credo, avevamo preso grandi decisioni fino al tracking, per questo io e lei volevamo essere certi di non fare danni proprio al traguardo. Quando si tratta di mixing e mastering, penso sia importante che l’artista e il tecnico abbiano in testa un risultato simile. Il modo più sicuro di ottenere questo è lavorare con persone che abbiano i tuoi gusti e che tengano conto dei desideri dell’artista. Sono amico e collaboratore di Colin e James da quasi 25 anni. Ci piace la stessa musica e abbiamo molto in comune quando si tratta di lavorare col suono. Entrambi si prendono il tempo necessario per capire come vuoi che suoni la tua musica e se lo tengono fermo in mente quando svolgono il loro mestiere. Penso che molte band abbiano esperienze con tecnici con gusti molto diversi o con l’intenzione di far suonare la musica nel modo in cui la vedono loro e non l’artista. Colin e James, invece, non solo acquisiscono la tua visione, la portano al livello successivo.

Avete lavorato su tre tracce anche con Ville Leppilahti degli Oranssi Pazuzu, una delle grandi band della nostra epoca. Molto peculiari, molto personali e creativi. Non è una sorpresa, perché Dana è stata in tour con la band. Dana, cosa ruberesti a quei ragazzi?

Dana Schechter (voce, basso, lap steel…): Ho incontrato gli Oranssi Pazuzu un paio d’anni prima del nostro tour tutti insieme. Sono diventata subito loro fan, mi è bastato sentirli, la loro musica mi ha spaccato il cervello… ha avuto un grosso impatto su di me. Vederli a Roadburn 2017 è stato epico, e suonare insieme ogni sera nel 2019 negli Stati Uniti, subito prima che uscisse il mio The Vanishing, è stato un sogno. È bello vedere come continuino a reinventare la loro musica. La loro scrittura e la loro tecnica sono “il livello successivo”, li trovo coinvolgenti, di sicuro sono nella mia top 5. Dunque, se potessi, ruberei (o prenderei in prestito) Ville per suonare in Insect Ark, lui è incredibilmente creativo e umanamente è uno che si fa voler bene.

“Raw Blood Singing” è un ottimo modo di spiegare ciò che succede nel vostro disco. Com’è apparsa quest’immagine nella tua mente, Dana?

Dana Schechter: “Raw Blood Singing” come titolo dell’album è stato preso dal testo di “Youth Body Swayed”: I want the raw blood singing in my veins, I wanted vital fire in my veins. Descrive di base la sensazione fisica dell’urgenza di vivere mentre capiamo che siamo mortali e la vita inevitabilmente finirà. Volevo trasmettere l’idea che io vorrei sentire la vita mentre si muove dentro di me, così il sangue, crudo e reale, non perfetto e non qualcosa ma solo maledettamente vivo… che canta nelle mie vene. È stato anche un modo di scherzare sul fatto che in quest’album canto di nuovo dopo 10 anni di pausa.

Siccome sono italiano, proprio quando ascolto “Youth Body Swayed” penso “Carpe diem, quam minimum credula postero”. Possiamo interpretare anche così la canzone?

Dana Schechter: Sì, c’è un terreno comune, vivi per l’oggi, per l’adesso. L’essenza di quest’idea è molto importante per me. Il pezzo parla anche di lutti e diventare vecchi, pur tentando di mantenere quella luminosità che c’è nella giovinezza. A volte ci comportiamo come se il nostro tempo su questa terra fosse lungo… ma questo non è sicuro. Diventare un po’ più vecchi ci ricorda la nostra mortalità. Forse questo è un aspetto positivo, che ci ricorda come ogni momento possa essere l’ultimo e che quindi dovremmo celebrare la vita.

Ascolto molto anche “Frozen Lake”. Vedo questo pezzo come un racconto breve sull’amore e sulla vendetta. E mi sto ancora chiedendo cosa rappresenti quel lago ghiacciato.

Dana Schechter: “The Frozen Lake” è un luogo magico che ho immaginato in una foresta, in pieno inverno, nascosto dietro file silenziose di alti sempreverdi, in una regione invisibile dove il tempo è fermo. E in effetti la canzone è una sorta di murder ballad, tra qualcuno col cuore spezzato e il suo traditore. A causa di questo tradimento, entrambe le persone devono morire alla fine, il legame d’amore non può essere sciolto in altro modo.

Come vanno le cose dal vivo? Avete trovato la chimica? Lynn Wright adesso è parte dell’equazione. Com’è stato il release show?

Tim Wyskida: Portare la nostra musica dal vivo richiede che Dana suoni il basso e canti, esclusivamente. Avevamo bisogno di trovare qualcuno che facesse il resto di quello che faceva lei, tipo suonare la lap steel e gestire i loop. Lynn Wright suonava con i Bee & Flower, la vecchia band di Dana. Siamo grandi fan del suo lavoro e ci conosciamo tutti da anni, perché abitavamo tutti a New York una volta. L’esperienza di Lynn è vasta e il suo stile si adatta bene alla nostra musica. Una lunga, pesante serie di prove ci ha condotto al punto di focalizzarci sul più piccolo dettaglio, cosa che sta rendendo la musica ancora più potente. Il nostro release show è andato bene, ma da quella volta abbiamo alzato ancora l’asticella. Le nostre prossime performance saranno qualcosa di speciale, se non smerdiamo tutto.