INGANNO, Vite A Metà
Dopo Sud Disorder e Carne, il nostro viaggio a Taranto e provincia prosegue con gli Inganno, formazione attiva dal 2014 e di cui è uscito questa estate il disco Vite A Metà. Anche in questo caso parliamo di hardcore dal forte impatto che prende spunto dal difficile contesto sociale in cui i suoi autori si muovono per cercare una via al riscatto e denunciare ciò che tenta di renderlo una vera e propria carica ai mulini a vento. La musica di Vite A Metà colpisce per come bilancia atmosfere opprimenti o violente esplosioni di rabbia con melodie/cori fatti per catturare l’ascoltatore e fissargli i brani in mente e, soprattutto, nel cuore. Ciò è reso possibile dall’incredibile tecnica in possesso della band e dall’uso di riff affilati e taglienti come rasoi che donano spinta e botta alle composizioni, in linea con quanto ci hanno dimostrato i loro cugini menzionati in apertura seppure in una declinazione ancor più rabbiosa e conflittuale. Se, da una parte, le radici della scrittura si muovono sulla scia della migliore tradizione italiana anni Ottanta, è palpabile un forte mood anni Novanta (cfr. “L’Inganno Dei Sensi”, solo a fare un esempio lampante) oltre alla capacità di traghettare il tutto nel presente: sono elementi che permettono al gruppo di offrire al proprio pubblico un album non nostalgico ma che dimostra come l’hardcore possa ancora essere la voce di un antagonismo reale pure oggi. Sarebbe, infatti, un vero peccato pensare che si tratti dell’ennesima band legata ai dogmi della vecchia scena per riproporne una sorta di giostra sui binari dei ricordi, al contrario questo lavoro brucia di passione e rabbia, emozioni che fuoriescono dai solchi e non faticano ad innescare empatia con chiunque si imbatta in queste grida di riscatto e insofferenza.
Non è semplice riassumere l’ampio spettro di input e al contempo la solidità di queste tracce cui non manca neanche un evidente spirito iconoclasta per contrastare una chiesa che si fa scudo del sistema e strumento di immobilismo, molto più efficace consigliarvi un giro sul loro Bandcamp e testare in prima persona la veridicità di quanto sopra affermato. Un’altra conferma della vitalità e del valore della scena made in Taranto.