IMPLORE, Thanatos
Gli Implore sono tornati e confermano il loro stato di grazia. Il gruppo del bassista e cantante Gabriel Dubko (di origini spagnole, ma residente da anni a Berlino) torna con un 7” (c’è anche la cassetta) di cinque tracce, in cui affina e snellisce ulteriormente il proprio sound. Il suo hardcore venato di grindcore è una cosa semplicemente sublime. Si respira un’aria da giudizio universale, tesa e impregnata d’orrore e terrore, che non dà alcuno scampo. Se in precedenza il terzetto spingeva di più sul metal/crust, qui il sound risulta ancora di più velocizzato e imbastardito da tutta una serie di catastrofici blast beat che riprendono la tradizione dei primissimi Napalm Death. In poche parole c’è un affondo in territori blackened hardcore, con l’innesto di tempi grind. Una gioia per le orecchie. Il cantato di Gabriel è secco e mortale, totalmente calato nella parte di condottiero di un viaggio attraverso terre immerse nella nebbia e la desolazione più completa. I riff di chitarra sono annichilenti, molto più diretti che in passato. Un plauso va al nuovo drummer, che suona come un metronomo ed è in grado di imprimere quella violenza che è essenziale per gli Implore. Aver cambiato due componenti – e averli soprattutto rodati costantemente in tour – ha davvero giovato alla band fondata da Dubko.
Da tenere assolutamente d’occhio e cercate di non perderveli dal vivo se suonano dalle vostre parti. In quella sede danno il meglio di loro stessi.