IMPLORE, Gabriel Dubko
Ho avuto modo di conoscere gli Implore la prima volta che vidi gli ACxDC suonare in quel di Padova. Inutile dire che a metà del primo pezzo ero preso benissimo dal loro ibrido death, punk e crust. Nel frattempo ho potuto gustarmeli ancora un paio di volte. Matteo di Grindpromotion mi ha gentilmente chiesto se mi interessava intervistarli e io ho prontamente colto la palla al balzo. Alle mie domande risponde Gabriel, fondatore e bassista della band.
Vorrei cominciare chiedendoti di parlarci del nuovo lavoro degli Implore, che è un 7″. Puoi descrivermi il processo creativo dietro ad esso? Devo aspettarmi un’evoluzione nel sound, oppure il tutto suona come il vecchio materiale che amo davvero molto?
Gabriel Dubko (basso, voce): La nascita di questo 7″ è stata molto semplice. Siamo andati in sala prove per quattro giorni e abbiamo scritto cinque pezzi. Alcuni di essi partendo da zero. È stato facile crearli dopo aver così lungamente suonato assieme in tanti concerti e sapendo già cosa aspettarci gli uni dagli altri. È la prima volta che incidiamo qualcosa con la nuova line up, essendo io l’unico membro costante. C’è stato un notevole progresso nel sound e nella tecnica esecutiva. Non vorrei sminuire il nostro vecchio materiale, perché lo amo tantissimo pure io, ma siamo davvero orgogliosi di ciò che abbiamo creato questa volta.
Questo 7” sarà pubblicato per Grindpromotion, e credo che sia stata un’ottima scelta. Matteo è veramente professionale e lavora molto duro. Sei soddisfatto?
Da quando ci siao incontrati alcuni anni fa, durante il nostro primo tour europeo con gli ACxDC, siamo rimasti costantemente in contatto e ho trovato in lui una persona adorabile e sincera, e siamo diventati amici. Eravamo curiosi di lavorarci assieme e questo è stato il momento giusto per farlo.
Come mai hai scelto di chiamare l’ep “Thanatos”? C’è un qualcosa di magico dietro questo nome?
I due pezzi sul lato B del 7” erano originariamente sul primo ep che è stato registrato nel 2012, ma che non è stato mai stampato (e non succederà mai). È stato prima che gli Implore diventassero una band o comunque una cosa seria. Li avevo creati in due giorni con l’aiuto di un amico, ma ho constatato che avevano il potenziale giusto per essere riscritti e registrati nuovamente. Siccome quell’ep aveva un nome greco, ho scelto di unire l’idea principale dell’artwork e del nome in greco, ma questa volta, siccome tutto ciò che riguarda gli Implore è diventato più sinistro, abbiamo scelto per titolo “Thanatos”, che è la personificazione della morte.
Sono veramente affascinato dagli artwork che usi per le uscite della band. Li realizzi tu? Sono molto dark e qualche volta depressi… Possono rappresentare graficamente la musica?
Lavoriamo sempre con amici di talento, che ci danno una mano nella realizzazione dell’artwork dei nostri dischi. Questa volta i fotografi Ruben Navarro e Toni Villen sono stati incaricati di eseguire degli scatti per quest’ep, che consistono in un cimitero della mia città di provenienza, Barcellona. Il concetto chiave è mio: ho impostato la direzione che volevo dare al tutto, con la supervisione di Niels degli olandesi Slowly We Rot. L’artwork è in relazione con la musica. Credo che tutto sia parte del medesimo concept. Questo è ciò che trovo attraente alla fin fine, che il tutto sia parte di un’unica cosa.
La prima volta che vi ho visti suonare è stato durante il primo tour europeo degli ACxDC, gruppo powerviolence californiano. Sono rimasto particolarmente impressionato e ho comprato subito i vostri dischi. In particolare, ciò che mi ha colpito di più è l’ibrido tra punk e metal che siete stati in grado di creare. Posso consideravi un gruppo metal punk?
Quello è stato il nostro primissimo tour con la prima line up. Il tutto è stato un po’ improvvisato, ma grazie! Non mi interessa molto di come le persone etichettino il nostro suono, suppongo grindcore death metal crust… Tutto questo in qualche modo descrive ciò che suoniamo, è una scelta delle persone decidere se gli piace oppure no. È solo musica, se ti piace pesante e veloce, allora fa per te, non è troppo complicato.
Hai suonato in tour con gli ACxDC per due volte. Cosa ne pensi di loro? Gli Implore hanno anche inciso una split tape sotto un’altra etichetta italiana, Here & Now Records. Ne sei soddisfatto? Hai qualche interessante aneddoto da raccontarci su questi tour?
Gli ACxDC sono nostri amici, ne abbiamo passate tante assieme e ci conosciamo da un po’. Vorrei andare in tour con loro ancora, non ne ho mai abbastanza. Mirco di Here & Now Records ha dimostrato interesse nel nostro gruppo esattamente come ha fatto Matteo, sin da quando ci siamo incontrati. Se ne è venuto fuori con l’idea di una split tape e noi abbiamo accettato subito. Avevamo tenuto da parte quei pezzi proprio per utilizzarli in uno split e quella è stata l’occasione perfetta per farlo. Andare in tour con due gemelli è sempre divertente, soprattutto quando sono così differenti tra di loro e tu li conosci tutti e due. È sempre dura lasciarli prendere l’aereo per tornare a casa. C’è stato uno show, di domenica sera a Montpellier. Non ci aspettavamo nulla, ma le dieci persone che sono venute a vederci suonare hanno letteralmente spaccato tutto, completamente impazzite sia per noi che per gli ACxDC. Abbiamo veramente dei gran ricordi di quel tour.
La seconda volta che vi ho visti suonare è stata sempre a Padova con gli ACxDC, ma avevate una line up totalmente differente. Cosa è successo con quella vecchia? Sei contento dei tuoi nuovi compagni di viaggio? Posso considerare gli Implore come un tuo progetto personale, nel quale tu sei il solo membro costante?
La verità è che il suonare in una band che non guadagna assolutamente nulla non permette alle persone che vi suonano di pagare i conti e dunque queste hanno bisogno di un lavoro per vivere. Ho impostato la mia esistenza sulla band e sul vivere in maniera austera, spendendo quanto più tempo possibile in tour. Fortunatamente ho trovato Pedro, che si è unito a noi l’hanno scorso per il tour americano e che è rimasto come membro fisso quando abbiamo girato l’Inghilterra. Lui la pensa esattamente come me. Il batterista Arnau ha un lavoro flessibile ed è sempre disponibile ad andare in tour. Le cose vanno in questa maniera. Molte band cambiano i propri membri. Spero che questa formazione duri – se non per sempre – almeno per un bel po’. Gli Implore non sono il mio progetto personale, scriviamo tutti insieme e c’è parità di diritti tra noi su ciò che riguarda il gruppo, ma io ho spinto questa band sin dall’inizio perché questo è sempre stato il mio sogno, e lo farò ancora in futuro.
L’ultima volta che ti ho visto suonare è stata all’XM24 di Bologna. Ti è piaciuto? Cosa ne pensi dei posti come quello? Ti senti più a tuo agio a suonare in luoghi come l’XM24 o in locali più grandi?
Mi è piaciuto tantissimo suonare lì dentro, mi piace suonare in Italia perché ho notato che li le persone ci apprezzano. Lo show all’XM24 è stato grande, con band fantastiche come gli Horror Vacui e molto diverse tra loro, e con un pubblico entusiasta. Non è il posto che fa il concerto, quanto piuttosto le persone che partecipano ed il modo in cui ti trattano. Quando ti senti il benvenuto oppure, al contrario, i ragazzi sono li perché non hanno avuto altre alternative. Preferiamo suonare di fronte a trenta mosher scatenati piuttosto che di fronte a trecento persone disinteressate e con le braccia incrociate.
Quest’estate gli Implore hanno suonato molto, anche in diversi festival. Che impressioni ne hai ricavato? Ti senti a tuo agio nel suonare di fronte a centinaia di persone su palchi molto grandi?
All’inizio ho provato una strana sensazione, ma ci siamo abituati. Il Resurrection Fest è stato con ogni probabiltà il più grande e affollato festival al quale abbiamo suonato fino ad oggi, ma lo abbiamo fatto nella stessa maniera in cui abbiamo affrontato i cento concerti precedenti… Non cambia nulla… Beh, non posso sputare addosso a Pedro perché siamo troppo distanti. Anche il Party Sun e il Summer Breeze sono stati molto carini. Credo che al Party Sun abbiamo suonato per la gente giusta, mentre il Summer Breeze è stata un’ottima occasione per crearci dei nuovi seguaci, visto che il pubblico è molto variegato e c’erano molte persone che ci avevano mai sentito nominare. Ogni concerto ha le sue note positive.
In settembre sarete in tour in Sud America (nel momento in cui andiamo on line la band è ancora in giro lì). Che tipo di aspettative hai? So che i ragazzi che vengono da quelle parti sanno essere molto partecipi, specialmente quando si parla di punk e metal…
È un sogno che diventa realtà. Sin da quando ho cominciato a suonare, ho sempre desiderato farlo a Buenos Aires per i miei vecchi amici, connettendo così le due parti della mia vita. Quando sono ripartito dopo un viaggio che ho fatto da solo, ho promesso che la prossima volta sarebbe stato con la mia band e ho mantenuto questa promessa. Le persone lì sono davvero appassionate e accoglienti e questo è un qualcosa che ti fa sentire bene quando qualcuno si aspetta una tua visita e non è indifferente.
Sono un po’ incuriosito dai vostri testi… Dove traete ispirazione per scriverli? Chi vi ascolta può interpretarli in maniera differente?
I nostri testi raramente sono diretti, anche se alcuni di essi possono esserlo. La grande maggioranza sono scritti in modo tale che ognuno li possa leggere e farli diventare personali, oppure possa interpretarli come meglio crede. Ho le miei motivazioni nello scrivere ciò che scrivo, ma gli altri potrebbero trovarci un altro tipo di messaggio.
So che sei vegan straight edge, giusto? Perchè hai fatto questa scelta? Credi che così si possa cambiare la percezione del mondo e delle persone? È dura suonare all’interno della scena metal e essere criticato per ciò in cui si crede?
Sì infatti, vegan straight edge dal 2005. Non voglio cambiare niente di nessuno. Non ho mai giudicato le azioni di nessuno, è una scelta personale. Credo che il veganesimo sia una scelta morale ed etica per rifuggire la crudeltà in una società dove abbiamo la fortuna di poter scegliere cosa consumare e di poter vivere con meno peso sulle spalle. L’umanità è già abbastanza miserabile e meschina. Sono felice di poter fare meno danni a questo pianeta. Il veganesimo ora è diventato di moda ed è più una cosa per farti sentire “in” anziché una scelta a favore degli animali. Diventa sempre noioso quando qualcuno cerca di parlarmi facendomi la predica con il suo punto di vista, oppure quando improvvisamente è un dietologo di punto in bianco, è fastidioso in tutti i sensi… In ogni circostanza della vita quotidiana.
So anche sei un tatuatore. Come mai hai deciso di diventarlo? Che tipo di stili preferisci? Hai un negozio? Quali sono le tue influenze principali? Il tuo lavoro influenza ciò che crei musicalmente?
Ho cominciato a tatuare gli amici in casa all’età di ventun anni. Ho continuato e a un certo punto ho constatato che potevo viverci e non lo avevo realizzato. Lo facevo per divertimento e passione e sono grato di guadagnarmi da vivere facendo qualcosa che amo. Eseguo soprattutto traditional, ma mi piacciono molto anche le scritte e lo stile calligrafico. Tatuare è una cosa flessibile e lavoro in posti differenti. Mi permette anche di organizzarmi il tempo di lavoro tra un tour e l’altro e di pianificare così la mia vita.
Tu sei spagnolo ma vivi in Germania. Come mai hai deciso di spostarti? Credi che la Germania possa offrire di più per una band come gli Implore rispetto al tuo paese di origine? Che differenze riscontri?
Gli altri ragazzi vivono attualmente a Barcellona, io sono l’unico che risiede a Berlino. Sono finito qui accidentalmente, gli Implore si sono formati, e loro si sono uniti. Niente è stato pianificato. Ci sono molti più spazi per suonare qui e molta più gente interessata a partecipare. In Spagna è un po’ differente. È poi molto più semplice spostarsi in Germania e le persone ti supportano maggiormente. C’è un modo diverso di interpretare la musica e l’arte.
Cosa ne pensi dell’immigrazione da paesi come Siria ed Iraq? Nello specifico, cosa ne pensi delle politiche messe in campo dalla Germania?
Sono un argentino naturalizzato spagnolo, di nonni russi che sono fuggiti dalla Seconda Guerra Mondiale e nonni italiani e spagnoli. Se le persone trovano un posto migliore in Europa lasciamo che sia, è stato meglio per me e la mia famiglia quando abbiamo avuto la necessità da andarcene. Spero che potranno trovare la vita che cercano e la felicità lontano dall’inferno in cui stanno vivendo, perché credo che sia davvero l’inferno. Nessuno si sobbarca un simile viaggio con cattive intenzioni, se non quelle dell’istinto di sopravvivenza.
Quali sono i piani futuri per gli Implore? Dobbiamo aspettarci un nuovo full lenght a breve?
Vediamo cosa ci riserva il futuro. Per ora vogliamo cominciare a scrivere del nuovo materiale da pubblicare il prossimo anno. Sono sicuro che sarà sui trenta minuti di lunghezza, ma il processo di creazione non è ancora iniziato. Ci fermeremo dal fare tour dopo quello in Sud America, così da focalizzarci sulla scrittura e tornare on the road il prima possibile con del nuovo materiale.
Grazie per il tuo tempo. Se ti va di aggiungere qualcosa, libero di farlo.
Grazie davvero per il tempo che ci hai dedicato e nel formulare questa interessante intervista. Grazie per averci dimostrato supporto e nell’averci aiutato a raggiungere persone che potrebbero essere interessante nella nostra musica. Significa veramente tanto per me.