IMPIETY, Versus All Gods
Le dinamiche dello star-system nella scena metal estrema non sono sempre facili da comprendere. Si pensi ai Blasphemy: in 30 anni circa hanno fatto uscire solo due dischi veri e propri che, all’epoca, ebbero pure scarso riscontro. Negli anni sono assurti a capisaldi del metal più oltranzista e gli unici due lavori continuano a essere ristampati in tutte le salse e a vendere alla velocità della luce. Non parliamo certo di milioni di copie, ma con l’etichetta war-metal diventata à la page, i nostri si sono trasformati in semidei dal prestigio adamantino, quasi un marchio.
Gli Impiety sono attivi ugualmente da circa 30 anni, hanno una carriera alle spalle costellata di album (Versus All Gods è il nono a durata intera), come sonorità possono essere associati ai Blasphemy, ma… chi sono gli Impiety? Ho esagerato un po’, lo ammetto; gli Impiety non sono dei carneadi, per un buon numero di persone sono anche un gruppo di culto, eppure il riconoscimento che meriterebbero è enormemente più grande. Certo, non provengono dalla Mecca del metal (Singapore) e Shyaithan non ha mai cercato di crearsi un personaggio dall’aura mitica, al contrario, è una persona parecchio alla mano e gran compratore di dischi, uno che supporta veramente la scena di cui fa parte.
Evidentemente la musica e la continuità non bastano. Versus All Gods è un disco della madonna, a metà fra black e death metal, selvaggio, senza la minima crepa nella sua continua aggressione. Più Angelcorpse che Blasphemy, quindi esecuzione e registrazione (curiosamente in Polonia) all’insegna della compattezza e dell’intelligibilità. Non c’è un secondo per annoiarsi, questi sono gli album che non smetterò mai di consigliare. Peccato solamente che gli Impiety non ricevano quanto danno.