ILIOS / MASSIMO PUPILLO, Ploutonion
Io non ce la faccio a ripresentare per l’ennesima volta tutti e due, abbiamo milioni di post su di loro. Non so come si siano conosciuti, ma ha perfettamente senso – nel nome delle basse frequenze – una collaborazione Pupillo-Ilios. Si sono trovati in Grecia, di fronte a uno di questi Ploutonion, templi dedicati al capo del regno dei morti, che pare fossero sempre edificati su territori dai quali esalavano gas venefici. Si sono accorti, però, che il veleno non usciva più – come tradizione vorrebbe – da lì per azione di chissà quali forze infernali, ma stava in un lago inquinato nelle vicinanze, effetto dell’opera dell’unica divinità malvagia di cui possiamo provare l’esistenza, cioè l’uomo, e questo in qualche modo li ha attivati. Non c’è nemmeno una decina di secondi in questo disco che non sia profonda, potente ed evocativa, c’è poco altro da rilevare e non è una sorpresa, conoscendo il lavoro di entrambi. Oserei dire che le atmosfere sinistre non sono poi così differenti da quelle dei Mohammad, con più zolfo nell’aria e con le pennellate di Pupillo a rendere più doomeggiante il tutto. L’intervento di Francesco Valente (Teatro Degli Orrori, Buñuel) alle percussioni in “Hekatombaion” trasforma il pezzo nella perfetta apertura di un film horror, ma è l’utilizzo quasi costante, un po’ per tutto il disco, di campionamenti vocali processati in vario modo – specie quelli di bambini – a gelare il sangue di chiunque, anche del peggior assassino. E se “Hekatombaion” sarebbe un’ottima apertura per una pellicola maledetta, di sicuro “Metageitnion”, martellante e drammatica, sarebbe la perfetta musica per i suoi titoli di coda.
Faccio la riverenza davanti ai due nuovi re degli inferi.