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IL SANTO BEVITORE, Water And Tears

Nicola Serra, sardo trapiantato a Londra, tra le altre cose cura il festival “Dronica”, che si svolge a Stoke Newington, in chiesa: elettronica sotterranea ma non solo (nei cartelloni passati ho visto i nomi di Charles Hayward e Dead Neanderthals). “Dronica” è pure il titolo del suo programma su Resonance Extra, ramificazione della conosciutissima (almeno nel giro “radicale”) Resonance FM. A nome “Il Santo Bevitore” ha già pubblicato una manciata di dischi. Sul suo Bandcamp si presenta come percussionista e batterista, ma ascoltandolo è evidente (appunto) anche il suo ricorso a elettronica, campionamenti ed effetti, come si capisce subito l’interesse per l’aspetto rituale della musica e per le sue componenti etniche, il che per un percussionista spesso si traduce in un approccio “tribaleggiante” al proprio strumento. Incrocerei poi queste caratteristiche con quelle di Zamia Lehmanni di Graeme Revell (SPK) e di tutti i dischi dark ambient che lo hanno imitato o preso come punto di partenza. Anzi, aggiungo che Water And Tears, fuori per Opal Tapes, è così composito che uno non pensa subito che chi l’ha creato abbia iniziato con due bacchette, per quanto noi a New Noise siamo grandissimi fan dei “batteristi aumentati”. Ci sono infatti moltissime sorgenti sonore, suggestioni e stratificazioni in quest’album, che però rimane coeso e mantiene ciò che Nicola promette, ovverosia – cercando spunti anche in Sardegna – pagarci un viaggio attraverso un Altrove non meglio specificato, sicuramente più ancestrale e “magico” della nostra noiosissima dimensione: voci, versi, battiti primitivi, fiati, cordofoni, un precipitato di strumenti “reali” assemblato anche con “l’artificiale”, studiato per scavare in profondità col drone e disegnare uno scenario entro il quale muoversi con non poca paura di quello che può succedere.

Compratevi questa cassetta. Se come certi miei amici non vi capacitate del ritorno del nastro, date queste sette sterline a Opal Tapes e al Santo Bevitore per avere i file.