IDLES, Brutalism
Al brutalismo architettonico non è inusuale associare imponenti e asfissianti torri di cemento a vista dall’appeal quasi totalitario, magari in qualche periferia post-sovietica o, nel nostro caso, britannica. Semplificazione eccessiva, se volete, ma non credo che gli Idles abbiano pensato a qualcosa di diverso nell’intitolare il loro primo full-length in tal modo. E dai tower blocks a una sorta di grado-zero di espressività dai connotati squisitamente di classe la strada dev’essere stata breve per il quintetto di Bristol, che a colpi di testi tagliati con l’accetta e acredine da underclass ci offre un caustico commentario dal basso sulle tensioni socio-politiche che stanno agitando l’Inghilterra e che in altre sedi hanno suggerito paragoni con gli Sleaford Mods. In effetti tematiche e risentimenti vari sono gli stessi, solo che gli Idles ribattono alla verbosità accigliata dei due Mods con una furia punk/noise tanto concisa quanto viscerale. Tra accelerazioni hardcore, abrasioni chitarristiche e nervosismi post-punk, il loro sound è dinamico, feroce e assolutamente efficace nell’esprimere una rabbia sorda che, oltre a sarcasmi e spunti catchy, non nasconde una sottile vena di disperazione a cavallo tra il personale e il sociale. Brutalism potrà non essere un album così rivoluzionario nel suo comparto sonoro, oscillante tra riferimenti a Iceage, Metz e Mclusky (solo per rimanere ai nomi più recenti), ma il suo rappresentare una risposta così impetuosa (e dannatamente divertente) all’attuale momento storico ne fa un ascolto quasi d’obbligo.
Tracklist
A1. Heel / Heal
A2. Well Done
A3. Mother
A4. Date Night
A5. Faith In The City
A6. 1049 Gotho
B1. Divide And Conquer
B2. Rachel Khoo
B3. Stendhal Syndrome
B4. Exeter
B5. Benzocaine
B6. Slow Savage