IDLE HANDS, Don’t Waste Your Time
Gli Idle Hands sono nati dalle ceneri degli Spellcaster. Come spesso accade quando abbiamo fra le mani un gruppo di Portland, c’è la seria possibilità che un nuovo trend sia agli albori. L’heavy/speed degli Spellcaster è molto lontano, e il primo riferimento che salta all’orecchio è costituito senza ombra dubbio dai Paradise Lost del periodo di Icon. Le melodie della chitarra solista non possono non far venire in mente gli inglesi che, proprio con Icon, raggiunsero probabilmente il picco della loro carriera. Persino il suono è sostanzialmente analogo a quello di Gregor Mackintosh e molto spesso anche dal punto di vista ritmico le similitudini sono lampanti. È veramente strano che questo collegamento così palese sia stato omesso nella “press release”, ma mi rendo conto che, in termini di costruzione di un trend, e qui si torna al discorso Portland, sia molto più vendibile l’etichetta goth rock anni ’80, un elemento che non va però sovradimensionato nel descrivere gli Idle Hands. Se di “goth” si deve parlare, i Paradise Lost sono sempre la stella polare, pur se è innegabile la presenza di un certo aroma di Sisters Of Mercy. La voce, rimanendo in termini di reminiscenze, rimanda subito invece agli High Spirits, anzi: inizialmente ho pensato che si trattasse proprio di Chris Black in prestito momentaneo; quindi, per farla breve, una voce per niente virtuosa, ma dal gusto melodico vincente.
Sarebbe davvero interessante un’evoluzione degli Idle Hands verso un goth rock mischiato con l’heavy metal classico, in modo che dall’annuncio si passi alla sostanza, e a quel punto potrebbe veramente nascere una moda anche fruttuosa.