I SINCOPATICI ft. CLAUDIO MILANO, Decimo Cerchio (L’Inferno 1911 O.S.T.)
Registrato dal vivo al Teatro Nuovo di Varese nel novembre 2021, Decimo Cerchio nasce come commento musicale alla proiezione de “L’Inferno”, memorabile pellicola muta del 1911 diretta da Francesco Bertolini.
I dilemmi eterni su morte, colpa ed espiazione, così magnificamente espressi dal poeta fiorentino, sono al centro di questo capolavoro cinematografico che – con sforzo sovrumano – tenta di condensare in soli 68 minuti l’intera prima cantica della Divina Commedia. L’ensemble I Sincopatici (Francesca Badalini, Luca Casiraghi, Andrea Grumelli) e Claudio Milano imbastiscono una sonorizzazione sontuosa, che riesce nel non facile compito di lasciarsi apprezzare come opera a sé stante e non solo come complemento ad una pellicola cinematografica.
Il cantato inarginabile di Claudio Milano, in sempiterna mutazione da umori rinascimentali a performance laceranti (“Per Me Si Va Nella Città Dolente”), è sorretto dalla tensione gotica delle trame sonore, in bilico tra sofisticate fascinazioni post-progressive (il binomio “Stige” / “La Città Di Dite”), esoterismi electro-ambientali e visioni sepolcrali (“Gli Ipocriti”).
Il piano di Francesca Badalini, dalle funeree cadenze tardo-romantiche, gareggia con Milano per virtuosismo, elevandosi a seconda voce dell’opera e controcanto alle sofferte interpretazioni vocali, il cui stile multiforme affonda le radici nel teatro sperimentale, nell’Opera e nei più dotati interpreti della stagione del progressive (Stratos e Hammill, ad esempio).
Nei suoi oltre sessanta minuti, suddivisi in ventisei tracce, Decimo Cerchio si allunga come un’infinita suite in cui si respirano vestigia da rock-opera ma con un approccio – soprattutto compositivo – decisamente più colto (la preparazione dell’intero ensemble è notevole). Probabilmente il lavoro di intarsio tematico, il tono declamatorio e viscerale di Milano e alcune soluzioni compositive di matrice progressive (nella migliore accezione del termine) potrebbero lasciare perplessa quella parte della platea che vede nel virtuosismo, nel senso tragico e nella teatralità solo reliquie del passato. La natura universale del testo dantesco permette infinite declinazioni nel mondo dell’arte e I Sincopatici hanno voluto offrirci la loro appassionata interpretazione.